A metà tra il mitologico e l’umano, Silvio Berlusconi è diventato una figura su cui tanto si è detto, scavando tra politica e privato. Anche dopo la sua morte ha lasciato parlare molto di sé. Per questo Netflix gli dedica la docuserie ‘Il giovane Berlusconi’, con la regia di Simone Manetti.
In tre episodi si raccoglie materiale d’archivio che racconta la figura imprenditoriale dell’uomo che ha iniziato dalla tv commerciale la sua ascesa. Personaggi noti, collaboratori, autori e tecnici, rivelano cosa si nascondesse dietro i sogni dell’uomo che è arrivato a quotare in borsa in Italia e all’estero le sue aziende.
Scritta da Matteo Billi e Piergiorgio Curzi e prodotta da B&B Film, la storia raccontata dalla docuserie vuole essere una nuova finestra spalancata su critiche e successi.
L’anteprima italiana sarà poi trasmessa in molti altri paesi partendo da Francia, Germania e Austria dove verrà trasmesso da Zdf Arte e ORF. Silvio Berlusconi era infatti noto in tutto il mondo. Arrivato a familiarizzare con i potenti, dalla metà degli anni Settanta si era adoperato nel settore edilizio ed immobiliare per rivoltare come un calzino la Lombardia, creando Milano 2.
Le autorevoli testimonianze di Gianni Minoli, Pino Corrias, Iva Zanicchi, Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, Carlo Freccero, Adriano Galliani, Achille Occhetto, Stefania Craxi, Jack Lang, Gigi Moncalvo, Vittorio Dotti, Anne Sinclair, Carlo Momigliano e Fatma Ruffini, rivelano la familiarità con cui, al di là del ruolo imprenditoriale o politico, Berlusconi trattava tutti: dal primo all’ultimo dei suoi amici, colleghi o dipendenti.
La maxi-operazione della docuserie non vuole essere riabilitativa di una figura sottoposta da sempre a giudizi controversi, ma intende raccontare uno spaccato da vita di cui poco si sa, semplicemente omaggiando una figura del nostro tempo che, volente o nolente, ha lasciato il segno nella storia dell’Italia.


