Anniversario epocale per la madre di tutte le stragi, quella di Piazza Fontana a Milano. Con essa si ricordano i fatidici ‘anni di piombo’ fondati sulla strategia della tensione che coinvolse studenti ed operai che nel dicembre 1969 diedero vita ad una loro rivoluzione provocando 17 morti e 90 feriti il 12 dicembre.
L’esplosione di un ordigno nella Banca dell’Agricoltura a Milano (gremita di agricoltori della provincia impegnati in operazioni di cassa), fu seguita da altre tre bombe a Roma, una nel sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro in via San Basilio, due sull’Altare della Patria. Una quinta bomba fu trovata inesplosa a Milano, nei locali della Banca Commerciale di Piazza della Scala. A questo evento seguirono gli attentati di Piazza della Loggia e della stazione di Bologna, aprendo una pagina nera per la cronaca italiana.
Il 3 maggio del 2005 si arrivò alla sentenza definitiva che individuò come colpevole il terrorista Carlo Diglio. Il pentito di Ordine Nuovo non fu però punibile, in quanto il reato cadde in prescrizione.
Le indagini da subito cercarono i responsabili dell’attentato tra gli anarchici. Il primo colpevole individuato fu il ferroviere Giuseppe Pinelli. L’uomo morì tre giorni dopo, cadendo dalla finestra dell’ufficio del commissario Calabresi. Il vero responsabile fu l’egente segreto Diglio, coinvolto anche nell’attentato della Loggia. Da pentito rivelò cosa era realmente accaduto.
Soprannominato ‘zio Otto’, l’uomo con formazione di tendenze neofasciste, fu esplosivista e artificiere della stage di via Fontana. Da pentito ha poi raccontato anche i retroscena di quanto avvenne allora. Il 3 maggio di 19 anni fa fu pertanto l’unico condannato. Fino alla morte ha trascorso il suo tempo nel programma protezione testimoni col nome di “Mario Rossi”, decedendo all’età di 68 anni a Bergamo, nel 36º anniversario della strage di piazza Fontana, nel 2005.


