Napoleone e Garibaldi, uomini nuovi accomunati dal 5 maggio

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Se 39 anni li separano tra loro, una data li accomuna: il 5 maggio. Immediatamente si pensa alla celebre poesia di Alessandro Manzoni, che per questa data, ispirandosi a Napoleone Bonaparte, scrive “Ei fu. Siccome immobile, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro”.

Il 5 maggio 1821 tutto il mondo ricevette la notizia da Sant’Elena e niente fu più lo stesso.

Il generale francese nato in Corsica nel 1769 ad Ajaccio, guidó il comando dell’armata francese nella Campagna d’Italia contro gli austriaci, credendo nel valore della rivoluzione. I suoi uomini lo seguirono con diligenza e grazie ad essi seppe diventare imperatore dei francesi dal 1804 al 1814. Rinnovó l’incarico per altri cento giorni nel 1815, ignaro della triste sconfitta che da Waterloo lo portó in esilio. Quella democrazia che aveva tanto propugnato con il Codice napoleonico e la laicità dello stato, e che avrebbe voluto divulgare un’idea di uguaglianza giuridica, si sarebbe sgretolata in un attimo. Non possiamo comunque prescindere dal cambiamento che Bonaparte portò in Europa, diventando riferimento per popoli e soldati ed uomo influente della storia mondiale.

Se da un lato la fulgida aurea napoleonica di spegneva il 5 maggio, portando la Francia al lutto, dall’altro l’Italia nella stessa data, ma nel 1860 vede sorgere i primi moti dell’unità con la partenza di Garibaldi da Quarto, vicino Genova. Con questa spedizione cadde il Regno delle due Sicilie, e Giuseppe Garibaldi preparò prima una ribellione a Palermo il 4 aprile 1860, per poi estenderla nelle campagne del resto del Sud. I Mille (esattamente 1084) si imbarcarono su due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, dirigendosi a Marsala. Contro le truppe borboniche ci fu una strenua lotta a Calatifimi. Le camicie rosse godevano dell’appoggio politico di Cavour che dopo i primi successi di Garibaldi, mitigó i venti europei lavorando diplomaticamente per la caduta di Palermo e la dissoluzione del Regno delle due Sicilia. Garibaldi riportò un altro successo a Milazzo, e dopo aver varcato lo stretto di Messina, si diresse verso Napoli. Era settembre e dal 5 maggio erano passati 4 mesi. Dopo la battaglia sul Volturno, il 26 ottobre Garibaldi incontrò il re a Teano ed entrò con lui a Napoli. Fu la fine per il grande Regno in attesa di una unità peninsulare.
Napoleone e Garibaldi, entrambi per metà francesi, per metà italiani, seppero condizionare la storia con scaltrezza e determinazione. Cambiarono le sorti di Italia e Francia, da sempre antagoniste, spalancando le porte delle due compagini ad una Europa di cui i due generali ridisegnarono i confini. La data del 5 maggio fu dunque fine per l’impero dell’uno ed inizio per quello dell’altro, portando nella polvere e sugli altari, due vite destinate a vivere di mito ed eterno.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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