Tra molti programmi politici in vista delle elezioni europee figura l’ipotesi di una difesa comune, dotata dunque anche di forze armate comunitarie. Questo farebbe storcere il naso al PPE e dunque a tutti i partiti di destra, timorosi di un desautoramento di sovranità di Stati.
L’urgenza però sarebbe data dalla guerra tra Russia ed Ucraina che imperversa da ben due anni e dunque rischia di toccare i confini orientali del nostro continente. Partendo dalla convinzione che la guerra contro l’Ucraina è stata guerra di aggressione, la Commissione europea solo un mese fa, ha varato un piano di rafforzamento dell’industria comune europea. Ha così previsto un comitato di coordinamento per gli acquisti di armamenti degli Stati membri; la cooperazione attraverso l’EDTIB; l’accumulo di scorte di materie prime e materiali utili alla difesa; il lancio di progetti comuni da realizzare entro il 2035 tra difesa antiaerea e antimissile integrata, monitoraggio dei satelliti, difesa cibernetica e difesa marittima; l’incremento della base industriale e della ricerca attraverso aiuti alle imprese e l’inserimento della difesa nei piani industriali europei.
I Paesi Baltici incalzano dal canto proprio, per la pressione russa sui loro confini. Le manovre politiche di Putin potrebbero dunque lasciare ampio margine ad una eventuale ipotesi di un’invasione russa dell’Europa.
Per questo l’Ue potrebbe pensare in futuro al rilancio di un esercito comune da mettere in campo. Fino ad ora però, l’Unione si è soffermata a decidere sulla politica di sicurezza in missioni congiunte con cooperazione di risorse militari o di esperti, attraverso i partenariati esistenti anche con la Nato o con l’Onu. Se però l’Ue avesse un esercito proprio, ci sarebbe un conseguente indebolimento dell’Alleanza atlantica, che dunque comprometterebbe gli equilibri geopolitici.
Dal 2004, con la creazione della European Defence Agency (EDA), l’Unione europea si è intanto messa al lavoro per un nuovo concetto di difesa strategica e, all’indomani delle elezioni europee potrebbe, nell’ottica di allestire un esercito comune, chiedere ad ogni Stato membro, di contribuire con delle divisioni militari per aumentare la capacità di azione Ue. Il primo ad esempio, a propendere per questa visione militare unita, sarebbe Macron.
Vero è, che comunque nel 2025, secondo lo Strategic Compass, dovrebbe essere operativa una forza di dispiegamento di 5mila soldati, per fronteggiare le crisi europee e difendere il continente qualora venisse attaccato. Un esercito paneuropeo potrebbe risolvere ogni questione strategica. Oltre alle missioni difensive in cui è già impegnata in contesti mondiali, l’Ue grazie all’EPF, sta comunque lavorando diplomaticamente per la pace anche in ambito informatico, chiedendo la rapida attuazione dei programmi futuri tra rispetto del clima e sicurezza di Stati e confini.