Alfredo Troise napoletano fino al midollo: nel suo sangue scorre la lava del Vesuvio incandescente
e brutale ma che allo stesso tempo porta con sé nuova vita, permettendo alla natura di rinnovarsi, di
riscoprire la propria energia e autenticità. La lava di Alfredo è il colore che diventa materia, strato
sopra strato, come onda su onda, si tratta a tutti gli effetti di un mare tumultuoso che investe tutto,
ogni forma, per restituircela infine più forte, purificata dalle paure e dagli incubi. A noi, nella nostra
dimensione di maschere e volti, non resta che sgranare gli occhi e accogliere questa lava vitale e
rivitalizzante con sorpresa e stupore, immergendoci nell’energia catartica del colore. Alle pendici
del Vesuvio si convive con l’idea e la precarietà del cambiamento, dell’imprevedibile
trasformazione, si assume la lucida consapevolezza che niente è immutabile: tutto da un momento
all’altro può accadere e nulla è per sempre. Il nostro amabile Troise è in continua metamorfosi,
nuove e bizzarre bocche di fuoco si aprono senza sosta nella sua identità vesuviana. La natura
umana non è rappresentata unicamente da Giano bifronte destinato a guardare con una faccia rivolta
alla guerra e con l’altra alla pace, in realtà nelle sue infinite sfaccettature essa è molteplice e ha più
volti, sfuggendo spesso al nostro controllo e noi non sapremo mai chi veramente siamo; la nostra
natura è scossa e stravolta da tellurici tremori e vibrazioni che si concretizzano in una sequenza
infinita di identità che provano a comunicare tra loro. Noi siamo le nostre maschere ed ecco che
Pulcinella dentro di noi salta e schiamazza, emettendo versi animali, provocando e schernendo la
nostra facile e falsa morale. Il napoletano è l’erede della grecità più profonda, di quel paganesimo
che abbraccia e ama la divinità nelle forze della natura, egli è il figlio della sirena che si è per
sempre sposata con la terraferma, stregata da quella magica baia che in un abbraccio l’ha accolta, in
quel preciso momento avvenne l’incantesimo dell’unione tra mare e terra in una sacra pacificazione
e rappresentazione. Nei “Monotipi” del Troise gli elementi della natura cercano e trovano la loro
armonia, si incontrano e si scontrano in una primitiva e selvaggia passione, le figure e le forme
vengono rigenerate dall’astrazione del colore. Un asso di bastoni, lanciato per sfida in una giocata
sul tavolo, ha stabilito di mettere le ali e si stacca da terra in un utopico volo metafisico, diventando
l’emblema di una cultura che vive proiettandosi nei sogni e nelle speranze con l’incantevole
capacità di affrontare la vita e le sue difficoltà con un sorriso ironico, filosofico, grottesco e
rivoluzionario, in una parola sovvertitore dell’ordine precostituito. La presente mostra nasce dal
magico incontro e innamoramento, oserei piuttosto dire dal colpo di fulmine tra Alfredo e la storica
Profumeria Pepino situata nella rinomata Via Gian Lorenzo Bernini di Napoli; si tratta di uno
sposalizio mistico e olfattivo, del tutto surreale e fantasioso, che ci conduce in dimensioni oniriche:
i colori come i profumi sono l’essenza stessa dell’Arte e vengono associati alle emozioni, all’istinto,
ai ricordi. I profumi sono l’essenza della natura, sono l’aroma penetrante che stravolge, attira e
ammalia i sensi: sono in sostanza la lava di Troise che investe con i suoi colori la nostra quotidianità
e ci incoraggia ad abbandonarci alla libertà del sogno.
Alfredo Troise e Pepino : la magia di un incontro tra colori e profumi
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