Reati di Femminicidio in aumento, l’Italia del triste primato

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Violenza psicologica e fisica tradotta in femminicidio. Triste primato italiano per i soprusi sulle donne. Il fenomeno criminoso preoccupa l’Unodoc, l’ufficio prevenzione del crimine dell’Onu che lancia l’allarme sul nostro Paese, comparandolo al resto dell’Europa.

Siamo il quinto paese europeo per numero di donne uccise in meno di un anno, in modo intenzionale: 77 per dirla tutta. La premeditazione del reato è campanello d’allerta che sancisce l’intensità del dolo con tutte le sue aggravanti: accurata preparazione del delitto, tempistica del reato, elemento ideologico e psicologico annesso, irrevocabilità dell’intenzione criminosa, persistenza costante nella psiche del reo del proposito omicida, ed organizzazione dei mezzi e delle modalità esecutive.

L’orribile classifica dimostra che insieme a Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, coinvolti per alto numero di femminicidi, l’Occidente non è poi così lontano dalla cultura subordinante della donna, acclarata in Oriente.

Addio dunque ad una emancipazione a fatica conquistata. Addio alle proteste delle femministe e ai cortei contro la violenza sulle donne.

Se dopo i cinque paesi rossi per sangue di donne versato, di cui facciamo parte, anche le signore della Polonia, della Romania, dell’Austria, dei Paesi Bassi, della Lettonia e della Grecia, hanno paura di essere ammazzate, il problema è endemico e si traduce in piaga.

Non dovremmo più preoccuparci di una epidemia infettiva che decima i popoli, ma di una infezione che sta diventando cancrena e unisce l’Occidente equiparandolo all’Oriente più brutale.

Il patriarcato continua a fare danni? Vuol dire che purtroppo istituzioni come la famiglia e la scuola hanno fallito. Se è vero che gettare un seme equivale a costruire speranza, le notizie di cronaca testimoniano che dilaga la subcultura in luogo di una cultura che è coltivazione del senso del giusto.

Il 2023 ci parla di donne uccise nei palazzi in cui vivono, di madri assassinate in casolari abbandonati o in campagna, di ex compagne tratte in inganno per chiarire una annosa questione di diverbi, di donne che pur avendo denunciato o segnalato una potenziale pericolosità, sono abbandonate a se stesse.

Secondo il report del Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale, datato ad inizio settembre, su 225 omicidi, tra le 77 donne uccise, 61 sono morte in ambito familiare e 38 per mano dell’ex partner.

L’aumento dei femminicidi si attesta intorno al 5%; per quanto concerne l’ambito familiare, registra un +2%. C’è poco di cui andare fieri, per cui dovremmo sentirci chiamati in causa da una disamina culturale che ci compara invece, in modo negativo, ai paesi europei con minor numero di femminicidi: Belgio, Irlanda, Estonia ed Islanda.

Una analisi dettagliata delle culture di questi luoghi, potrebbe darci una iniziale risposta sulla rotta da seguire per il contrasto alla violenza sulle donne. Esempio a cui ispirarsi? Cipro e Malta, che hanno dato riconoscimento legale vero e proprio al reato di femminicidio.

L’Italia, per quanto consideri le aggravanti per violenza domestica e sessuale, non le contempla per il movente di genere, come prescritto dal disegno di legge Zan, poi respinto.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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