Cardito, arriva l’ok del Consiglio per l’albergo di famiglia del sindaco Cirillo

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Si è tenuto mercoledì 4 ottobre, all’interno dell’aula consiliare “Francesco Narciso” il Consiglio Comunale che passerà alla storia come uno dei civici consessi più inenarrabili. I temi caldi all’ordine del giorno erano le “assunzioni” mediante le graduatorie a scorrimento da parte dell’Ente ed il via libera alla costruzione di un albergo che senza condizionale, dovrà sorgere sul Corso Italia. Sulla prima questione, la nostra testata aveva già anticipato con un articolo la vicenda, ad essere assunti a tempo indeterminato infatti, l’architetto Pasquale Imbemba, in pianta stabile ai Lavori Pubblici grazie all’articolo 110 e la moglie di un ex candidato (elezioni 2020) a sostegno dell’attuale sindaco Giuseppe Cirillo, la dottoressa Amalia D’Angelo. La mozione è stata portata in Consiglio dalle uniche due figure di opposizione, ovvero, Nunziante Raucci ed Andreina Raucci, in rappresentanza della civica Cardito Valore Comune. Come già ribadito in precedenza, la Guardia di Finanza ha acceso i riflettori sotto la spinta dei consiglieri comunali di Acerra.

Ma quello che lascia basiti è la seconda questione, ovvero, la costruzione dell’albergo; anche qui, la nostra redazione aveva anticipato quello che poi si è materializzato in Consiglio. Il nuovo albergo sorgerà come già detto a Cardito sul Corso Italia, i finanziatori dell’opera che “porterà lavoro e benessere alla cittadina a Nord di Napoli” saranno gli imprenditori Canciello (Marican), parenti della moglie del sindaco Cirillo, in poche parole, l’albergo di famiglia.  Nell’assise, precisamente sulla fase di discussione e di voto, il diretto interessato, ovvero Giuseppe Cirillo, ha dovuto abbandonare l’aula per ovvi motivi di incompatibilità, Nunziante ed Andreina Raucci hanno fatto il possibile durante il dibattito, troppe ombre, troppi punti interrogativi non dipanati, ma il comportamento politico che ha oltrepassato la vergogna lo ha palesato il gruppo di Forza Italia (Andrea Russo, Pino Mirone, Giovanni Aprovidolo e Orlando Desimone, in foto copertina).

In pochi interventi, i forzisti hanno letteralmente bruciato la credibilità politica che si erano costruiti in questi mesi, proprio loro che avevano aperto la crisi di maggioranza, quando Cirillo gli aveva revocato dalla Giunta vicesindaco e assessore. Uno schiaffo, una mortificazione, una questione di mere prebende, testimoni che l’arguto Cirillo conosce bene i suoi polli, non solo, sa bene come sfamare le sue gallinelle, elargendo minuziosamente chicchi di granoturco. Fino a ieri, la fascia tricolore era all’angolo, con una maggioranza risicata, ma i rappresentanti di “Forza Vergogna” in un’alzata di mano hanno letteralmente calpestato la parola dignità, l’hanno seppellita e sepolta sotto ai piedi, sotto al terreno, su quello stesso terreno che impastato al cemento e ai tanti “silenzi” vedrà nascere l’albergo. Ma questi soggetti “politici” che credibilità avranno alla prossima tornata elettorale, un mix di “Acchiappa acchiappa” per dirla alla Pino Daniele, con quale faccia si presenteranno ai cittadini carditesi, dove sono adesso le questioni Puc e pre-dissesto, ve lo diciamo noi, sono in un patto avvenuto nelle segrete stanze, o in un messaggio inviato durante il Consiglio, insomma, con questi quattro nomi la parola orgoglio si disintegra, si scioglie come neve al sole.

Poche parole ormai vanno spese per il consigliere Marco Mazza, l’avvocato carditese a Cirillo voterebbe in maniere favorevole anche l’amministratore di condominio, per non parlare del consigliere Pasquale Bova, in quota Pd, imbarazzato ed in netta difficoltà, quando il collega Nunziante Raucci gli chiede delucidazioni in merito all’emendamento da egli stesso firmato sulla questione albergo, un rampollo neofita penalizzato e schiacciato dal totale digiuno sulla materia, non tanto tecnica, ma politica. Ed infine, lui, “Pane, amore e malavita” Francesco “Ciccio” Boemio, l’ex assessore, attuale consigliere di Italia Viva, quello dello scooter senza assicurazione e con i fermi amministrativi, ha interrotto i lavori del Consiglio per più 40 minuti per “festeggiare” il suo onomastico, offrendo pizze e caffè, è doveroso sottolineare questo per far capire ai cittadini il livello di chi ricopre ruoli istituzionali. Degni di nota anche gli interventi di D’Andrea, Bandiera e Romano, i baluardi consiglieri, oltre all’alzata di mano sull’appello del presidente Giangrande, si sono lanciati con alacre impegno e grande senso di responsabilità espletando un “presente”, tanto da far accapponare la pelle ai pochi presenti, insomma, spettatori “numerici” figuranti.

Albergo, Analizziamo la questione tecnica

Con concessione edilizia numero 1 /2000 sul terreno di proprietà di Carmine Canciello, identificato al catasto terreni al foglio 4 particella 1985 (sul Corso Italia) e ricadente nella zona industriale del Prg (piano regolatore generale), veniva autorizzata la realizzazione di un opificio con una volumetria di 18.880,25 metri cubi da aggiungere ad un separato e autonomo fabbricato preesistente destinato ad uffici e realizzato nel 1970.

Tra la fine del 2009 e gli inizi del 2010, quando l’ufficio controllo del territorio era diretto dall’ingegnere Amedeo Di Fratta, dopo un sopralluogo del tecnico insieme alla polizia municipale, furono accertati abusi edilizi per la trasformazione del fabbricato destinato a uffici in abitazione e con tanto di piscina attrezzata. Il proprietario già allora cercò di ottenere una sanatoria chiedendo addirittura un ampliamento del corpo di fabbrica più grande per destinarlo ad albergo, il tutto in deroga al Prg. L’istanza, di competenza del consiglio comunale, venne accantonata perché convinti della sua irricevibilità rispetto alla deroga dei parametri urbanistici addirittura con un ulteriore ampliamento. Di conseguenza, l’ingegnere Di Fratta emise un’ordinanza di demolizione e ripristino.

Siamo nel 2015, il sindaco Cirillo e l’ufficio urbanistica è diretto dall’architetto Pasquale Imbemba, quest’ultimo rilascia un permesso in sanatoria, numero 28/2015, per regolarizzare il cambio di destinazione d’uso del fabbricato destinato ad uffici, a casa del custode e per la realizzazione di una vasca per la raccolta delle acque. Dobbiamo quindi presumere che la villa sia urbanisticamente la casa del custode di un fabbricato ancora grezzo e che la piscina sia una vasca per la raccolta delle acque. Infatti, al catasto fabbricati, al foglio 4 particella 1985 corrispondono due sub, il numero 1 e 2. Il sub 1 risulta come fabbricato in corso di costruzione (sarà quindi l’opificio allo stato grezzo?), mentre il sub 2 corrisponde alla categoria A7 e cioè villino di 23 vani che sembrerebbe addirittura essere esonerato dal pagamento dell’Imu se abitato dal proprietario.

Nel 2016, lo stesso Imbemba con permesso numero 53/2016 autorizza l’ampliamento dell’opificio rimasto a tutt’oggi allo stato grezzo e il suo cambio di destinazione d’uso da zona industriale a zona commerciale (come per MD ed altri opifici, senza seguire la specifica procedura di variante al Prg, davvero un genio).

Nel 2020, sempre Imbemba, rilascia il permesso numero 7/2020 in variante con la sopraelevazione di altri due piani del fabbricato destinato a uffici e casa del custode. 

Con la delibera di mercoledì 4 ottobre 2023, il consiglio comunale ha dato il nulla osta a far realizzare un albergo al posto di un opificio rimasto grezzo.

Per realizzare questo albergo, è stato consentito di aumentare la cubatura ammessa dal Prg sul fondo in questione, da metri cubi 22.954,55 a metri cubi 64.011,50 e al rapporto della superficie massima edificabile; di derogare l’altezza massima del Prg da metri 8 a metri 23,90; ed è stato consentito di modificare la destinazione d’uso; da industriale, poi commerciale ed infine ricettivo senza utilizzare l’iter più complesso della variante al Prg.

Vediamo la normativa in materia.

L’articolo 14 del Dpr 380/2001 prevede che il permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali è rilasciato esclusivamente per edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico, previa deliberazione del consiglio comunale. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, la richiesta di permesso di costruire in deroga è ammessa previa deliberazione del consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico limitatamente alle finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento.

Ai sensi dell’articolo 15 comma 2 del Testo Unico per l’edilizia, il termine per l’inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo; quello di ultimazione, entro il quale l’opera deve essere completata, non può superare tre anni dall’inizio dei lavori. Decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che anteriormente alla scadenza, venga richiesta una proroga. La proroga può essere accordata, con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti, estranei alla volontà del titolare del permesso, oppure in considerazione della mole dell’opera da realizzare, delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, o di difficoltà tecnico-esecutive emerse successivamente all’inizio dei lavori, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui finanziamento sia previsto in più esercizi finanziari.  Il semplice rilascio di un permesso in variante all’originario permesso di costruire non fa decorrere un nuovo termine di avvio e di conclusione dei lavori, il quale va sempre determinato con riferimento al titolo edilizio originario, con ogni conseguenza in ordine alla sua decadenza.

La costruzione di una piscina interrata obbliga il possessore a intraprendere degli scavi e dunque, a trasformare in modo permanente il suolo pubblico. Per tale motivo, il tecnico abilitato per la progettazione deve preoccuparsi di presentare al Comune tale domanda. In assenza del Permesso di Costruzione qualsiasi lavoro verrebbe interrotto e le conseguenze investirebbero sia il proprietario che il costruttore.

Lo stesso professionista a cui è stato commissionato un parere legale, ha ricordato che il permesso a costruire in deroga non può avere l’effetto di una sanatoria di ciò che è stato già realizzato o modificato.

Come sottolineato dai consiglieri di minoranza Nunziante ed Andreina Raucci, visto che la maggioranza non ha avuto la sensibilità di portare in commissione l’argomento per poter esaminare gli atti e chiedere eventuali chiarimenti agli uffici, gli stessi hanno dovuto focalizzare una serie di dubbi sulla legittimità dello stato di fatto che è propedeutico al permesso a costruire in deroga.

Leggendo le suddette norme, secondo i consiglieri di opposizione, sorgono non pochi dubbi sulla legittimità dell’attuale stato di fatto del complesso immobiliare su cui il consiglio comunale ha autorizzato il permesso in deroga alle norme sulla densità edilizia, le distanze e l’altezza.

Le domande che sorgono spontanee sono: il titolare ha mai ottenuto una proroga di quel titolo ? Se si, visti gli anni trascorsi, quante proroghe ha ottenuto? I motivi di queste eventuali proroghe rientrano in quelli previsti dalla legge che abbiamo ricordato prima ? Il permesso a costruire in deroga ha avuto l’effetto di una sanatoria di ciò che è stato già realizzato e modificato con i permessi rilasciati da Imbemba senza variante al Prg ? A queste domande, i due consiglieri – oltre a votare contro – hanno chiesto alla segretaria comunale di relazionare per iscritto. Siamo curiosi di capire come sarà rispettata la distanza di 23,90 metri dai fabbricati ubicati in Via Torino.

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