Pomeriggio di sciopero a Milano. Ieri i dipendenti della maison Trussardi sono scesi in piazza per protestare con fischietti in bocca e cartelli in mano, davanti alla sede storica della casa di moda.
Desiderano capire quale sarà il loro futuro dal 1° gennaio 2024. Attualmente stanno usufruendo degli ammortizzatori sociali, ma sanno che l’azienda è in serie difficoltà.
Dopo la pandemia, il marchio caratterizzato dal levriero, ha cercato di rimettersi in sesto tra vendite, ricompattazioni, produzioni e bilanci, ma non ci è riuscito. Nonostante dal 2019 QuattroR detenga il 60% della maison, attraverso la costituzione di uno spinoff partecipato al 70% da QuattroR e al 30% da Tomaso Trussardi, che controlla l’86% della holding Finos, azionista unico di Trussardi Spa, da marzo 2023 l’azienda ha aperto procedura di ricomposizione della crisi al tribunale di Milano.
Grandi debiti pari ad oltre 50 milioni di euro, gravano sulla holding fondata nel 1911 da Dante Trussardi, come casa di produzione di guanti in pelle. Il lusso cittadino da urban style si è poi diffuso nella moda Trussardi, dagli anni ’70, con il nipote del fondatore, Nicola Trussardi, che aveva pensato ad una moda accessibile a tutti.
Dopo 113 anni di attività ininterrotta, l’azienda a luglio 2023 aveva già segnalato una perdita di 20 milioni su un bilancio complessivo di circa 65.
“La composizione negoziale della crisi non ha portato risultati”, dichiarano i sindacati che adesso attendono risposte dai vertici della maison.