È il biopic di cui più avevamo bisogno in questo momento storico e fortunatamente il produttore Brad Pitt hai investito perché venisse girato. Il film sulla vita di Bob Marley, One love, in uscita solo da due giorni nelle sale cinematografiche, non è solo la ricostruzione biografica dell’artista giamaicano, ma è anche una narrazione della storia della musica, importante nel senso in cui occorre lasciarsi ispirare da essa.
C’è tanto sentimento in questo film che lascia interrogare l’uomo sul senso della musica, sul messaggio della vita e sui valori che contano.
A Bob Marley viene restituita la dignità di uomo libero non solo dedito alla marijuana, ma al messaggio d’amore e cristianità che portava nella musica reggae.
La dimensione dei rasta, l’ottica reggae, con la direzione di Reinaldo Marcus Green, si concentra tutta sul concerto per la pace in Giamaica che Bob Marley tenne nel 1978 a Kingston, in quella che fu definita la “Woodstock del terzo mondo”.
Valori di fratellanza, rifiuto del denaro come unico fondamento della vita, bisogno di far musica per unire e comunicare, furono alla base dell’esistenza di Marley, un giovane morto a 36 anni di cancro, con il desiderio esaudito di trovare un posto nel mondo in cui essere utile, soprattutto dopo l’abbandono del padre che non volle riconoscerlo come suo figlio.
Ciò che di lui all’epoca fu considerato sovversivo, perché letto come sbagliato nelle sue prediche, servì di fatto ad alleggerire le tensioni tra il partito laburista giamaicano di Michael Manley e il partito nazionale del popolo di Edward Seaga.
L’ondata punk made London che travolse Bob fino a spingerlo alla lavorazione del rivoluzionario album ‘Exodus’, si sostanzia nel successo ottenuto dall’artista in Europa, nato per il solo scopo di lasciare un’impronta al mondo, arrivando fino ai paesi dell’Africa.
La freneticitá del suo modo di muoversi sul palco, dell’ossessione di trovare la nota giusta nel ritmo giusto, sono state sublimate dall’eccellente interpretazione di Kingsley Ben Adir, che in questo film si è cimentato nel canto e nell’uso della chitarra realmente, poco prima dell’inizio delle riprese.
Gli elementi realistici tratti dell’archivio storico di Bob Marley che ne raccontano la veridicità del messaggio, compaiono dei titoli di coda che lasciano incantati gli spettatori ad ammirare l’artista epico che fu in Italia solo nel giugno dell’ ’80 con il concerto aperto da Pino Daniele e Antonello Venditti allo stadio San Siro di Milano.
Tutta l’essenza di questo biopic è nel messaggio che Bob Marley lancia attraverso la sua musica: “quello che importa è Dio, il cielo, la terra, il sole la natura. Perciò i soldi non contano nulla”.