Italia Repubblica, Italia democratica. Ma è davvero così? Quanto accaduto appena due giorni fa a Pisa, ha destato sconcerto collettivo. Gli studenti minorenni manganellati in via San Frediano, di fronte al Liceo artistico Russoli sono stati trattati alla stregua di delinquenti. Un nutrito gruppo di ragazzini (più di un centinaio), stava manifestando per il cessate il fuoco in Palestina e gli agenti preposti al controllo della manifestazione hanno fatto partire ben tre cariche di manganellate contro coloro che si erano presentati con mani alzate.
Che possano essere volate o meno esternazioni verbali contro gli agenti, è lecito usare la violenza contenitiva rispetto all’uso della parola? Il risultato di questo scontro tra non Titani, è stata la prognosi dei minorenni che hanno ottenuto spalle doloranti, dita rotte, nuca sanguinante. E per che cosa? Per una protesta che doveva essere pacifica, mentre i giovanissimi sono stati accerchiati in un imbuto!
Non è anche questa politica repressiva? Verrebbe da rispondere al Ministro degli Esteri che solo ieri, mentre festeggiava il segretariato nazionale di FI ha bollato la politica russa del dissenso, come fortemente violenta!
E mentre le Forze dell’Ordine, il cui operato è stato tutelato dal ministro Antonio Tajani, continuavano a manganellare i giovanissimi per reprimerne la voce del dissenso, una città intera è scesa la stessa sera in Piazza per rimarcare il proprio diritto di contare, alla maniera delle proteste pacifiste che sono state vessillo di libertà per popoli e generazioni, come ci hanno insegnato il Mahatma Gandhi e Martin Luther King.
Per fortuna il Presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto a riportare l’attenzione sul diritto a manifestare, condannando la politica dei manganelli, definendola “un fallimento”.
Ma gli episodi repressivi nel nostro Paese non finiscono qui, tanto che un sottosegretario leghista, Alessandro Morelli, ha addirittura proposto un paio di settimane fa “un daspo per gli artisti che fanno politica sul palco dell’Ariston”. Atteggiamento incoerente, se si considera che il leader della Lega Matteo Salvini aveva denunciato la “follia” di censurare preventivamente una canzone che avrebbe dovuto partecipare all’Eurovision, solo perchè israeliana: October rain. “Viva la libertà, viva la pace contro ogni bavaglio e censura”, aveva scritto Salvini in un post.
La domanda ora sorge spontanea. Fino a che punto siamo liberi nel nostro Paese? L’articolo 17 della Costituzione parla chiaro: I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Ad esso si aggiunge l’articolo 21 secondo cui “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Ora, i giovanissimi manganellati erano riuniti pacificamente; hanno trovato il coraggio di sostenere messaggi di pace, svincolandosi dalla bolla di “insensibili” ed “incapaci” a prendere consapevolezza come accadeva negli anni della protesta giovanile dei famosi Settanta. Hanno scelto la pace e non la guerra, in ogni senso e il mondo degli adulti invece di tutelarli, come hanno scritto in uno striscione, li ha percossi per metterli a tacere.
D’altronde non dovremmo meravigliarci del risultato dell’argomentazione politica vigente che si sbandiera vicina ad Israele e non alla Palestina. Evidentemente infastidiscono le continue marce per il cessate il fuoco, come ha infastidito ciò che Ghali dal palco dell’Ariston ha bollato come “genocidio”.
Scriveva bene Platone nella ‘Repubblica’ (428-347 A.C.): “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno stima dei genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi”.
Ed i giovani italiani questa libertà di pensiero la rivendicano, oggi più che mai, sfiduciati dai quei padri (adulti che amministrano la politica in ogni sua forma), che sostengono il principio di forza, rispetto a quello della cooperazione egualitaria per la pace. Quanto ci piacerebbe allora, che oltre la retorica gli adulti fossero da esempio perseguendo valori e grazie ad essi, ideali che uniscano le genti e non le dividano!