Investimenti europei contro i piani a sostegno dell’ambiente previsti dalla Commissione Ue entro il 2050. Le istituzioni finanziarie Ue impiegano centinaia di milioni per progetti che distruggono l’ecosistema. La denuncia arriva da Greenpeace che chiama all’appello Bnp Paribas, Santander, Deutsche Bank, Ing Group, and Rabobank.
Un report ha infatti riportato come le banche europee dal 2015 abbiano investito circa €256 miliardi in attività che hanno procurato deforestazione e danni alla biodiversità in Sud America e Sud Est asiatico. Sembra infatti, secondo la Ong, che siano stati finanziati fino al 2023, produttori di soia, olio di palma, gomma, cacao, allevatori di bestiame ed industrie dannose per l’ambiente usando il 22,1% del credito globale. L’86,6% degli istituti di credito ha sede in Francia, Paesi Bassi, Germania e Spagna, ed il 9,4% del totale degli investimenti globali dall’UE, è utilizzato per estrazione, lavorazione e commercio delle materie prime.
L’Ue risulta secondo investitore mondiale responsabile dunque, di una economia che distrugge gli eco-sistemi creando deforestazione, in netto contrasto con la norma EUDR. Tra i sette Stati responsabili di questa economia distruttiva, rientra anche l’Italia. Sembra infatti che il nostro Paese, a detta degli attivisti, stia cercando di ritardare l’attuazione del regolamento anti-deforestazione dell’UE datato maggio 2023, optando per una revisione prevista per giugno 2025. La normativa intende limitare l’impatto che la produzione di materie prime come soia o legname, ha sull’ambiente e sulle popolazioni indigene. L’idea è di accertare che questi prodotti non provengono da terreni deforestati o degradati da dicembre 2020 in poi.
Alcuni Stati mirerebbero invece, a ridurre l’efficacia di questa legge. L’intento è di rendere esenti da essa i piccoli agricoltori, per i quali la misura diventerà obbligatoria a partire da giugno 2025. Non essendoci però una regolamentazione per le banche, quand’anche l’applicazione EUDR venisse rispettata, queste ultime potrebbero continuare ad investire in progetti non ambientali.
Greenpeace ne è certa e ribadisce: “La revisione prevista entro giugno 2025 rappresenta un’occasione cruciale per colmare questa lacuna”. Per questo chiede all’Ue di migliorare l’EUDR estendendo gli obblighi del regolamento alle istituzioni finanziarie, con garanzie di operazioni che non distruggono foreste ed altri ecosistemi vitali.