Caso Regeni, l’avvocato: “Oggi verrà raccontato tutto il male fatto a Giulio”

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Si torna in aula ma porte chiuse per parlare del processo sul caso Regeni. Oggi saranno ascoltati in aula di tossicologo ed un medico legale, per far luce sull’omicidio del ricercatore friulano rapito e torturato in Egitto nel 2016. Sul banco degli imputati quattro 007 egiziani con l’accusa di sequestro ed omicidio.

Nell’aula della Corte di Assise di Roma l’avvocato Alessandra Ballerini, in quanto parte civile dei genitori di Giulio, dichiara che finalmente si racconterà tutto il male del mondo scatenatosi sulla figura di Giulio.
La scelta di condurre l’udienza a porte chiuse è dovuta al fatto di non voler divulgare a chi ha voluto bene a Giulio, la cruenza del trattamento che purtroppo ha ricevuto.

I genitori del ricercatore sono apparsi davanti all’aula giudiziaria circondati da studenti del liceo romano Tito Lucrezio Caro. A Paola Deffendi e Claudio Regeni gli alunni hanno letto passaggio del libro ‘Giulio fa cose’, commuovendo i genitori dell’uomo per cui oggi si continua a chiedere verità.

Questa fase del processo si annuncia dolorosa dal momento che sul corpo di Giulio sono stati rinvenuti ematomi, con segni di fratture e tagli. Il corpo del giovane fu trovato il 25 gennaio, dopo una serie di fitte perquisizioni. Le ambasciate avevano già diramato agli italiani l’annuncio di evitare zone pericolose o assembramenti. Giulio non riuscì a recepire questo messaggio perché non era registrato. Dopo la scoperta del suo cadavere le ambasciate chiedevano informazioni all’intelligence egiziana che però non rispondeva. Le attività di ricerca stavano dando fastidio alle autorità egiziane. A fine gennaio si riuscì a comprendere che Giulio era attenzionato da tempo. a causa della ricerca che stava conducendo sui venditori ambulanti. Era stato fotografato e secondo alcune società di diritti umani era proprio su questo nodo che si incentrava la scomparsa di Regeni.

Sono 10 gli elementi probatori rivolti agli 007 egiziani che li inchioderebbero. Tra questi, i video di sorveglianza della fermata metro del Cairo dove Giulio venne rapito, mancanti dei 10 minuti in cui il ricercatore fu prelevato; anche il computer del ricercatore conteneva tanti dati con tabulati telefonici compromettenti ed il depistaggio da parte delle autorità egiziane, dal movente sessuale a quello della rapina, insieme al rinvenimento dei documenti del ragazzo in un’abitazione che lo collegava ad una banda di criminali poi uccisa, hanno lasciato intendere chiaramente che la verità su Giulio dovesse essere occultata per le autorità egiziane.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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