Autonomia differenziata, “l’ultimo treno” di Zaia è schianto per l’istruzione italiana

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Sproporzionata, poco garantista, e pronta ad avere impatto anche sul sistema scolastico italiano. L’autonomia differenziata è la vera patata bollente con cui governo e Paese devono fare i conti. Parendo dall’assunto che il costo della vita sia già di per sé diverso da nord a sud dello Stivale, gli italiani si aspetterebbero un ddl che vada a migliorarne le condizioni di vita, e non un banco di prova ulteriore per le regioni.

Non si può infatti prescindere dal dato di partenza delle amministrazioni regionali italiane, sbilanciato per storicità ed investimenti. Il primo impatto dell’autonomia differenziata, che ora dovrebbe essere sottoposto al vaglio del Presidente della Repubblica, mentre la Lega saluta il ddl come una opportunità ed il Movimento cinque stelle come uno schianto per l’Italia, si ripercuoterà sicuramente sul sistema sanitario delle regioni, che vedrà il Sud arrancare. I tagli continui alla Sanità sono infatti un assunto in evidenza nelle regioni meridionali e l’autonomia adesso potrebbe loro fare scacco matto, mettendo fuori gioco il Sud Italia.

Un altro aspetto che si profila preoccupante, riguarda appunto il sistema scolastico e la relativa questione degli stipendi degli insegnanti, su cui Luca Zaia, presidente del Veneto e uno dei principali sostenitori della riforma, ha posto l’accento.

In una recente intervista rilasciata a La Repubblica, Zaia ha definito l’autonomia differenziata “l’ultimo treno che passa per l’Italia”, per risolvere il fallimentare modello centralista italiano. Così, pur non sottraendo l’idea autonoma regionale alle funzioni dello Stato centrale, propone la sua “secessione sproporzionata”, involvendo anche la scuola. L’idea è di dare stipendi migliori agli insegnanti del Nord, in vista del caro vita delle città settentrionali, rispetto a quelle meridionali.

Il dato già divisivo per sè, potrebbe così portare molti insegnanti a trasferirsi al Nord per avere stipendi migliori, impoverendo ancora di più la crescita del Sud. La migrazione conseguente avrebbe dunque impatto negativo sia sul divario educativo, che su quello lavorativo e demografico. La papabile contrattazione differenziata diventa banco di discussione e Zaia si difende ribadendo che la proposta dovrà essere implementata, senza voler per questo trasferire alle regioni l’organizzazione completa della pubblica istruzione.

La Lega continua dunque a sventolare la sua bandiera al vento ed il Partito Democratico diventa giudicante, a ragion veduta, così come il M5s. L’opposizione infatti, accusa il presidente veneto di portare a rischio povertà anche la scuola del Sud.

Zaia rimanda al mittente le illazioni, contestando al centrosinistra la volontà di arginare il prosieguo governativo della Lega. E allora, in questa battaglia mediatica i riflettori sono posti sui 10 articoli del disegno legge n.615 e sul principio di uguaglianza che verrebbe così a mancare nella cultura, vera base del futuro del paese. In attesa di una possibile cooperazione tra regione e regione, o tra governo centrale ed amministrazioni regionali, il ddl prevede 23 ambiti di autonomia in cui poter legiferare in ambito regionale. Oltre ad ambiente, salute, energia, trasporti, commercio estero, sport, le Regioni potranno scegliere come muoversi in ambito di cultura e istruzione, ma solo dopo la determinazione del Lep, che sancisce gli standard minimi di servizi garantiti su tutto il territorio nazionale da rispettare.

In 24 mesi il governo dovrà decidere che rotta dare al treno dell’autonomia differenziata per evitare che deragli costando la vita ad alcune Regioni passeggere, piuttosto che ad altre, e dovrà farlo con uno o più decreti legislativi, fino ad arrivare in 5 mesi ad accordi da siglare con le Regioni, con una durata decennale, e possibilità di rinnovo o disdetta con 12 mesi di preavviso.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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