Era la notte del 29 giugno 2009 quando un treno merci deragliò alla stazione di Viareggio, innescando una serie di eventi drammatici che sconvolsero per sempre la tranquilla città toscana. Una cisterna contenente GPL esplose, causando un incendio di vaste proporzioni che si propagò rapidamente nelle zone circostanti.
Il bilancio finale fu terribile: 32 morti, tra cui 17 bambini, e oltre 200 feriti. Un’intera comunità colpita nel cuore, vite spezzate e famiglie distrutte in un istante.
Le indagini successive accertarono che il deragliamento fu causato dal cedimento dell’assile di un carro del treno, dovuto a corrosione e mancata manutenzione. Una serie di negligenze e omissioni da parte di diverse aziende e istituzioni, tra cui RFI, Trenitalia e il Ministero dei Trasporti, furono ritenute responsabili della tragedia.
A 15 anni di distanza da quella terribile tragedia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ribadire la sua vicinanza “ai familiari che videro i loro cari inaspettatamente strappati alla vita”.
“La notte del 29 giugno 2009, Viareggio venne ferita dalle conseguenze di un disastro ferroviario che, oggi come allora, ci appare inaccettabile. Le immagini e la memoria di quella tragedia restano incancellabili. “Le reti infrastrutturali, e tra queste le ferrovie, sono condizione essenziale per la vita e lo sviluppo economico del Paese”, spiega. “La sicurezza è un presupposto irrinunciabile, oltre a essere un diritto primario di cittadini e utenti. Non si può derogare agli standard acquisiti, anzi il livello della sicurezza va elevato tramite controlli e tecnologie più efficaci e una crescita generale di consapevolezza”. Il presidente conclude: “La sicurezza nei trasporti, come quella sul lavoro, è un indicatore di civiltà che deve prevalere su qualsiasi logica di profitto, perché incide sulla vita delle persone. È questa una lezione che mai deve essere dimenticata”.