Meno sbarchi sulle coste italiane. A decretarlo è il ministero dell’Interno con un report relativo ai dati 2024. La fetta di analisi riguarda l’arco temporale che va dal 1 gennaio al 28 giugno e registra 25.345 migranti arrivati nel nostro Paese, rispetto ai 62.364 del 2023.
Certo c’è poco da festeggiare per la dignità umana, se si considera che nel 2022 i migranti sbarcati in Italia erano 27.346. Se nel 2023 c’era stato un boom di arrivi, quest’anno si è riscontrata una riduzione del -59,4.
La maggior parte dei migranti arriva dal Bangladesh (5.382), poi a seguire, dalla Siria (3.692), dalla Tunisia (3.219), dalla Guinea (2.001) e dall’ Egitto (1.591).
Dati in calo anche per lo sbarco di minori non accompagnati, fermi a 3.382, rispetto ai 18.820 del 2023 e ai 14.044 del 2022. Segno che il lavoro sulla politica migratoria condotta dal governo, anche in Europa, comincia a dare i suoi frutti, nella tutela delle persone arrivate e delle località italiane preposte all’accoglienza che stavano implodendo sotto l’esuberante ondata di flusso migranti.
Negli ultimi trent’anni la politica migratoria italiana si è dunque evoluta. Maggiore attenzione è stata data all’approccio di policy restrittivo della gestione dei flussi, pur mancando una reale esistenza di politiche di integrazione degli immigrati.
Tutto è iniziato dalla celebre Operazione Mare Nostrum del 2013, quando ad ottobre una imbarcazione libica naufragò a Lampedusa provocando 368 morti accertati e 20 presunti dispersi. Dall’Italia furono tratti in salvo 155 superstiti di cui 41 minori.
Il governo italiano, guidato da Enrico Letta autorizzò una missione militare e umanitaria per dare soccorso ai migranti. Da lì la fiumana umana iniziò ad accorrere sulle nostre coste. L’intervento italiano andava ad invertire la rotta di controllo sbarchi assegnata all’agenzia Ue Frontex, con sede a Varsavia. Finanziata dai paesi dell’Unione, era preposta fin dal 2004, al blocco migranti.
Ma Mare Nostrum sarebbe stata destinata ad evolversi passando il testimone alle Ong, sancendo così un trasferimento di consegne per la messa in salvo dei migranti, dal pubblico al privato.
Da qui la necessità della burocratizzazione del controllo delle navi, fino agli atteggiamenti più guardinghi della Lega di Salvini. Il ministro dei Trasporti ha infatti titolato ulteriori provvedimenti per la tutela dei flussi, come l’ “interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ONG sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale”, accusando i velivoli delle ong di “sostanziale elusione del quadro normativo di riferimento”, minacciando così sanzioni e sequestri.
Ecco che si arriva ad una importante sentenza del tribunale civile di Roma che sta facendo discutere. Si tratta del caso Asso 29 risalente a sei anni fa, quando una nave mercantile riportò i migranti salvati a Tripoli. I giudici hanno condannato lo Stato italiano perchè se i migranti non possono essere accolti, allora vanno risarciti. La sentenza adesso rischia di avere conseguenze sulla politica migratoria nostrana, ostacolando il Piano Mattei con cui il governo Meloni vuole rafforzare la collaborazione con i Paesi del Nord Africa, per evitare l’eccessivo flusso migratorio, aiutando i Paesi in loco, senza favorirne la fuga verso altre coste.