Albano in concerto a Pompei: “Io canto ciò che vivo e vivo ciò che canto”

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Un concerto nella piazza adiacente al Santuario di Pompei, pensato per salutare in musica il 2022, con Albano. Il sindaco della città mariana del sud Italia, Carmine Lo Sapio, continua a promuovere l’arte per concittadini e turisti, sfidando il freddo dell’inverno con una rassegna che dona evasione e condivisione en plein air.

Carrisi accetta l’invito e con la sua band ha offerto, il 28 dicembre, un concerto di romanze ed omaggi alla musica italiana, che commuovono e lanciano un messaggio di pace al mondo. Albano porta con sè sul palco anche il primogenito Yari, che munito di chitarra omaggia i Beatles, offrendo al pubblico di oltre 3.000 persone, un ventaglio di musica internazionale.

L’artista che negli anni, oltre ad essersi affermato come cantautore, è anche diventato personaggio televisivo, scrittore ed attore, è uomo che ha viaggiato per il mondo, prima in coppia con Romina Power e poi da solo. Nel corso della sua carriera ha conosciuto i più grandi uomini della Terra e, pur restando un contadino, per attaccamento alla terra di origine, Cellino San Marco, in Puglia, ha vinto 26 dischi d’oro ed 8 dischi di platino. La sua propensione musicale è variegata; si avvicina agli stornelli in età infantile e per questo ama la musica popolare che appena può intona. Nel 1965 inizia il suo percorso nella melodia italiana e da allora la sua carriera è vissuta completamente “nel Sole”!

Adesso è pronto a lanciare una docu-serie che andrà in onda nei prossimi mesi su Real Time, descrivendo il legame della seconda famiglia costruita con Loredana Lecciso, Jasmine ed Albano Junior. Si tratterà di una incursione nella vita privata dei Carrisi, ormai familiari al pubblico italiano.

L’ INTERVISTA AD ALBANO CARRISI

Albano, lei è a Pompei, nella città dedicata al culto mariano. Quali sentimenti le trasmette questo luogo?

Quando sono ritornato ho subito ricordato un episodio della mia infanzia. Il mio primo concerto è avvenuto proprio a Pompei! Ero un ragazzino e con le zie partii da Cellino in pullman, per recarmi qui. Era novembre e pioveva a dirotto. Le zie mi raccontarono che il progetto del santuario fu creato da un pugliese che adesso è beato, ma per quel che ha fatto, a mio avviso, meriterebbe di esser Santo. Sto parlando del Beato Bartolo Longo grazie al quale il senso di accoglienza di questa città, si è raccolto intorno alla fede. Ha dunque un gran significato essere stato invitato ad augurare buone feste alla città e ho scelto di farlo intonando l’Ave Maria.

Ripete spesso che chi canta prega due volte. La musica dunque è medicina per l’anima?

Lo diceva Sant’ Agostino e ci credo fermamente. Vede, il canto è medicina che cura; lo dimostra la mia stessa vita. Io canto ciò che vivo e vivo ciò che canto da sempre. Credo nell’amore che in ogni forma è nelle mie note, come atto di fede che mi ha permesso di avvicinare ed incontrare uomini e donne d’amore. Ho conosciuto nella mia vita tre Santi: Padre Pio, Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta e mi hanno insegnato a vivere l’arte del canto e del lavoro della terra alla stessa maniera; come un dono. La musica alleggerisce l’anima e la eleva non solo a Dio, ma ai buoni sentimenti.

Affida da sempre alle sue canzoni, grandi messaggi, che in concerto ormai propone al pubblico. La canzone può dunque restituire voce alle esigenze del mondo?

Nel mio repertorio non ci sono solo brani pop. La musica per me è strumento di protesta. Finchè avrò vita darò voce a chi non ce l’ha. Stiamo vivendo un periodo bellico che crea paura, che sottomette. Il mio canto è da sempre un inno di libertà come riassumo nell’omonimo brano del 1987. Ora che la guerra imperversa porto sempre un esempio che non riesco a cancellare e riguarda lo scorso conflitto nei Balcani. Vidi una bambina che veniva portata via per fuggire e recava in mano una bambola penzolante, mentre i genitori erano dispersi. Questa immagine della guerra la cullo nel cuore, con tutta la sua tristezza e per questo predico la pace e il desiderio di essere fratelli. Ho cantato molti anni fa anche in una Germania divisa dal muro di Berlino. Ero accolto in tutti i comfort in una parte in cui la vita stava andando avanti, mentre il resto dei fratelli di quella stessa città, finivano sempre più indietro. Fu allora che decisi di scrivere Libertà. Anche la vita dei migranti è conseguenza delle barbarie della guerra. Ne ho raccolto la difficile epopea in Amanda è libera, brano realizzato con Alterisio Paoletti che ormai mi accompagna dovunque. Lo presentai a Sanremo parlando dell’omicidio della ventottenne nigeriana Doris Iuta. Anche io sono stato emigrato…anzi lo sono ancora ed è doveroso dare i mezzi per rinascere a chi cerca di farlo.

– Nelle sue performance live non dimentica di omaggiare la bellezza della musica italiana. A quali artisti è maggiormente legato?

Devo molto a Domenico Modugno che è stato il mio faro. Per questo canto sempre Volare, perchè abbiamo tutti bisogno di volare e Mimmo è stato l’artista che lo ricorda a tutto il mondo. Un altro amico e collega che mi ha insegnato tanto è Adriano Celentano che mi ha educato a questo mestiere. Ho cantato anche con i Rolling Stones, monumentali, ma perfezionisti in ogni concerto che aveva sempre le stesse luci, gli stessi brani ad ogni momento della scaletta…con Adriano ho scoperto invece, la bellezza della parola performance che era sempre diversa come regalo al pubblico. Altro monumento della canzone italiana è per me un collega che conobbi al mio primo Sanremo giovani. Sembrava quasi un mendicante col suo cappello in mano, poi quando salì sul palco divenne un gigante. Sto parlando di Lucio Dalla, di cui canto spesso ‘Caruso’, il brano che lo ha portato a vette altissime nel mondo.

– Tanti nuovi progetti alla porte per il suo pubblico. Cosa si augura e ci augura per il nuovo anno?

Ci auguro di dare un calcio a questo 2022 che ci ha coperto gli occhi di violenza, per accogliere un 2023 di gioia e libertà da ogni epidemia, da ogni guerra o soggiogazione. Ogni uomo è unico e merita di gioire insieme agli altri nella sua totale dignità. Ci auguro anche di cantare sempre ed invito anche voi a farlo, perchè la musica è guida che aiuta ad affrontare i problemi.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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