O si approva il Puc o si va a casa, questa la sintesi del consiglio comunale che si è tenuto venerdì 9 giugno nell’aula Francesco Narciso. Glielo hanno ribadito e ricordato a gran voce i quattro di Forza Italia (Giovanni Aprovidolo, Andrea Russo, Pino Mirone e Orlando Desimone). Non ci sono altre strade da percorrere, non vi sono possibilità, il solco è ormai tracciato. Alla fine il sindaco Giuseppe Cirillo si è dovuto piegare alle condizioni dettate dai forzisti. Condizioni che tra l’altro rasentano un’esigenza improcrastinabile, ovvero lo strumento urbanistico. Interventi quelli di Aprovidolo e Russo che ricordano, senza esagerare, gli schiaffoni del compianto Bud Spencer, sberle che Cirillo ha incassato in rigoroso silenzio. Il Piano urbanistico comunale si deve approvare entro il 31 dicembre 2023, altrimenti la consiliatura del vice di Gaetano Manfredi è da ritenersi conclusa. Nel civico consesso, gli “azzurri” si sono schierati nel gruppo che formava l’opposizione di partenza, un segnale chiaro e diretto rivolto alla fascia tricolore, a nulla è servito il supporto dei consiglieri di maggioranza, parliamo degli interventi di Oreste Bandiera, Pasquale Bova e Francesco Boemio. Sterile, scialba e melliflua la loro arringa, un vano tentativo di difesa verso il capo dell’esecutivo, quest’ultimo ormai ridotto da Toro Seduto a “Solo Seduto”, ancora per il momento. La troppa esperienza dei “berlusconiani” ha annichilito le chimere degli inesperti Bandiera e Bova, sognatori nostalgici di un presente che racconta altro, cristallizzati nel passato che fu, quando il Consiglio era solo una formalità, adagiati ancora sulle Nuvole di Aristofane.
Altri tempi quelli, altre alleanze, oggi invece, sui banchi dell’aula consiliare si parla delle tematiche importanti, dei problemi del paese, tra questi proprio il Puc. Lo ricorderemo fino allo sfinimento, Cardito è il quarto Comune d’Italia più cementificato, dal 2012, con Cirillo alla guida, la città ha subito un cambiamento radicale, è stata ampiamente trasformata; le colate di cemento, l’aumento del carico urbanistico hanno stravolto completamente la cittadina a Nord di Napoli, questo grazie all’immane numero di permessi a costruire e soprattutto agli abbattimenti e ricostruzioni. Il Puc tanto decantato ed approvato a mezzo social, tre anni fa, va rivisto, questa la richiesta di Fi e dei componenti della minoranza.
Ma il fatto più scandaloso è che non vi è traccia della comunicazione mediante pec dell’approvazione del Puc, inviata a Città Metropolitana, quest’ultima doveva dare un parere di coerenza in merito al Ptcp (piano territoriale di coordinamento provinciale) praticamente, si è persa nei meandri degli uffici comunali. Questo ovviamente ha fatto storcere il naso all’opposizione che più volte ha chiesto quel documento senza avere una risposta, come, prima del Consiglio, è stata chiesta la presenza del redattore del Puc, il professore Pio Castiello e del responsabile dell’ufficio urbanistica Massimo Russo, entrambi non pervenuti.
Sull’epilogo del Consiglio vanno evidenziati alcuni aspetti, o meglio, uno in particolare; il tavolo tecnico per dibattere sull’approvazione del puc, proposta che alla fine ha messo d’accordo il civico consesso, è stata avanzata dal consigliere di minoranza Nunziante Raucci. Prima della votazione, il consigliere Andrea Russo, aveva chiesto una sospensione dei lavori; sindaco, forzisti e qualche altro esponente della maggioranza si sono ritrovati all’esterno dell’aula, un conciliabolo di pochissimi minuti, giusto il tempo di far raccogliere alla fascia tricolore la proposta di Raucci ed approvarla attraverso la votazione. In pratica, Cirillo tira a campare fino al 31 dicembre 2023.
Ma quello che lascia basiti e sgomenti per quanto accaduto nell’ultima pubblica assise è il consigliere Marco Mazza, astenutosi in precedenza sul bilancio previsionale, muto sull’eventuale pre-dissesto finanziario, ha addirittura abdicato l’aula sul voto in merito al tavolo tecnico permanente del puc. Un atteggiamento che lo colloca a questo punto al fianco di Giuseppe Cirillo. Altre spiegazioni non ce ne sono. Come già ribadito negli articoli precedenti, l’avvocato Mazza deve dar conto solo ai suoi elettori, a quelli che lo hanno votato per essere il nemico “politico” di Cirillo, non il finto amico dei colleghi di minoranza. Non deve certo spiegazioni agli organi di stampa, questi ultimi si limitano ad essere fedeli cronisti di ciò che attualmente sta succedendo per poi mettere nero su bianco. Ad oggi il civico consesso è formato da 10 consiglieri di maggioranza e 6 di opposizione, Marco Mazza smentisca con i fatti quanto riportato dalla nostra testata.