I femminicidi sono ormai all’ordine del giorno e rappresentano solo la punta di un iceberg ancora troppo celato nell’abisso dell’indifferenza. Nella violenza di genere rientrano fenomeni che coinvolgono un numero altissimo di donne come la violenza verbale, psicologia, economica e che, ancora oggi, hanno paura di denunciare o per timore di non essere credute o per paura del giudizio della società. In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e sulla scia dei tristi eventi di cronaca, abbiamo avuto il piacere di intervistare il dottore Silvestro Lo Cascio, psicologo, psicoterapeuta e scrittore che, nel suo ultimo romanzo, tra le tante tematiche interessanti come l’immigrazione e lo sfruttamento sul lavoro, ha parlato anche di violenza di genere.
“Considerando che in media ogni tre giorni una donna viene uccisa da chi, puntualmente dichiara di amarla, crede ci possano essere dei segnali, dei campanelli di allarme che possano allertare?”
Generalmente la violenza di genere si nutre di continue umiliazioni, svalutazioni, controllo e dominio, in poche parole quello che avviene è un’occupazione della mente e uno spossessamento del Sé. Quello che posso dire è di fare attenzione ai campanelli di allarme (per esempio uno schiaffo, uno spintone, oppure al gesto ignobile di stringere il collo per intimidire) e di non minimizzarli, perché di solito questi segnali di allarme tenderanno a essere ripetuti con forza o anche in maniera sottile e subdola fino ad esplodere violentemente.
“In questi ultimi giorni si è parlato tanto di patriarcato. Pensa che ci possa essere un nesso tra questa organizzazione sociale dura a morire e il desiderio di controllo maschile che arriva ad annientare l’altro quando questo non si può più possedere?”
Il fenomeno del femminicidio è complesso e intercorrono fattori sociali, culturali, psicologici. Ovviamente nelle società patriarcali questi delitti trovano un terreno più fertile per essere perpetrati, non dimentichiamo queste società patriarcali da sempre impongono alle donne il silenzio e il piombo.
“Spesso capita di ascoltare alcuni termini usati da giovanissimi senza cognizione di causa come psicopatico, narcisista, ecc… Il narcisismo però è una patologia seria che può provocare danni enormi. Quali sono le caratteristiche, in linea generale, di una personalità di questo tipo?”
Nel caso di strutture di personalità narcisistiche o psicopatiche la situazione diventa ancora più difficile da gestire. Queste personalità si caratterizzano per una totale mancanza di empatia e di moralità, per una mancanza di sensi di colpa e per una spiccata impulsività. Le relazioni con questi soggetti sono generalmente caratterizzate da sadismo, inganno, controllo e annullamento dell’altro.
“Crede che, in qualche modo, la sovraesposizione al mondo dei social e l’errata rappresentazione maschile che spesso emerge dal mondo social e da serie TV , possa in qualche modo fomentare personalità di questo tipo che non riescono a distinguere la realtà dalla finzione dello schermo?”
I social sono diventati le protesi di un falso Sé, di un mondo virtuale e non reale, ovviamente dipende tutto dall’utilizzo che ne viene fatto, ma penso che a volte fungono anche da specchio deformato della realtà. Un elemento allarmante secondo me è l’utilizzo che alcuni fanno di questi strumenti per ostentare una ricchezza e un potere che sfida la legge. Ostentazione che avviene mostrando mazzette cospicue di banconote di denaro e belle macchine.
“È chiaro che c’è bisogno di un importante cambiamento che coinvolga tutti e che veda un’azione sinergica da parte del mondo della scuola e della famiglia. Una corretta educazione emotiva, sentimentale e sessuale, può in qualche modo inficiare positivamente verso questo necessario cambio di rotta?”
Penso che potrebbe contribuire positivamente a smontare alcuni stereotipi che purtroppo continuano a sopravvivere nonostante i cambiamenti repentini della società. Si dovrebbe ripartire forse da quell’entusiasmo che animava le lotte studentesche degli anni settanta, dove molte donne (femministe) si sono battute per i diritti civili e sociali, ma per fare questo bisogna uscire da quell’indifferenza che in questi anni ci ha anestetizzato con dosi letali di individualismo.