Un film per dire ‘stop al femminicidio’, un’occasione per affidare all’arte cinematografica il messaggio che deve scuotere la società nel tutelare il gentil sesso.
La regista Minuta Gabura ha presentato a Varda il suo lavoro cinematografico uscito nel 2020 ed ispirato ad una storia vera. Il film diventa un vero documentario sul contrasto alla violenza sulle donne e lancia il suo messaggio potente sul senso del vero amore e sulla forza di riscatto e ribellione delle donne.
Arrivata dalla Danimarca all’Italia, da Padova a Varda, Gabura ha incontrato nella giornata del 25 novembre, il pubblico del cinema Bio.
Il film Donne e donne, da lei diretto racconta la storia di Giulia, un nome purtroppo ricorrente nelle vittime di femminicidio, interpretata dalla stessa Minuta Gabura. Nella storia di una 34enne di origine romena con due figli e una vita molto sfortunata, c’è il sogno di aprire un bar, con poche risorse finanziarie. Decisa a cercar fortuna e trovare un lavoro ben retribuito, Giulia sceglie di lasciare i propri figli ai genitori e partire alla volta dell’Italia.
Giunta a Padova, si ritrova davanti diverse opportunità e per sette anni svolge vari lavori per racimolare abbastanza soldi, fino a quando non inizia a collaborare con Villa Carla come organizzatrice di eventi, aiutata anche dai figli, che l’hanno raggiunta in Italia.
Da qui arriva l’amore con Marco (Antonio Zequila), con il quale dopo sei anni di relazione, desidera convolare a nozze, ma Marco muore improvvisamente.
Dopo questo dolore Giulia si lega a Luca (Daniel Lo Savio), un uomo che all’inizio sembra gentile, ma poi si rivelerà violento.
Nella storia di Giulia viene tracciata la parabola discendente del finto amore pronto a far male. Si delineano tutte le paure del femminile che in un batter d’occhio sconvolgono la vita di una donna, legandone il destino ad un uomo che non conosce amore.
“Non possiamo fare finta di niente di fronte a tutte queste situazioni inaudite ogni giorno- commenta la regista del film a Varda- Le nostre care se ne vanno e noi restiamo distrutti per il resto della nostra vita”.