Sono circa un terzo gli italiani che soffrono di acufene, la fastidiosissima patologia che provoca quello che in gergo si chiama “fischio all’orecchio” o “tintinnio” e per la quale, spesso non c’è cura.
L’acufene, come spiegano gli esperti, si sviluppa più frequentemente negli anziani, ma può verificarsi anche nei bambini, influenzando l’udito, l’umore, la concentrazione, il sonno e, nei casi più gravi, causando ansia o depressione.
Ma da Londra arriva quella che potrebbe essere un’importante svolta: l’applicazione MindEar che potrebbe desensibilizzare il cervello all’acufene.
Sviluppata dagli scienziati dell’University College London Hospital, e dell’Università di Auckland, capitanati da Fabrice Bardy, 30 pazienti con acufene sono stati sottoposti alla terapia, basata sull’utilizzo dell’applicazione, riscontrando importanti benefici.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Audiology and Otology dove si legge che circa due terzi del campione ha sperimentato un miglioramento clinicamente significativo dopo circa 16 settimane.
MindEar, nello specifico, è una combinazione di terapia cognitivo comportamentale basata su esercizi di consapevolezza e rilassamento, nonché terapia del suono per allenare la reazione del cervello in modo da poter escludere l’acufene che rende percettibili al cervello fischi o sibili in assenza di suoni.