Il 22 febbraio sarà il momento della protesta congiunta contro la politica agricola dell’Unione Europea. Gli agricoltori dell’Europa centrale e orientale hanno già definito in Polonia l’organizzazione della protesta, unendosi per affrontare le nuove sfide.
Il programma è quello di arrivare con i trattori fino ai valichi di frontiera. Il coordinamento viene salutato come l’unica via possibile per far prendere provvedimenti a sostegno della categoria.
All’Ue viene richiesto di eliminare le eccedenze di prodotti agricoli dalle importazioni ucraine, esenti da dazi; di adeguare le normative ambientali per assicurare una compensazione equa agli agricoltori; di semplificare la politica agricola Ue, riducendo i tempi burocratici per gli agricoltori.
Gli agricoltori restano insoddisfatti delle misure Ue anche se la Commissione europea ha già concesso l’estensione dell’esenzione parziale della regola della condizionalità per i terreni incolti e ritirerà la proposta di regolamento per ridurre il rischio di utilizzo dei pesticidi delle del 50% entro il 2030.
Nonostante i piccoli passi, alla Commissione viene richiesto di elaborare un piano che affronti realisticamente tutti i problemi degli agricoltori. Nel corso di questo mese Italia, Spagna, Polonia e altri paesi hanno continuato a tenere manifestazioni di protesta. La politica di transizione verde Ue e del sostegno all’Ucraina, insieme ad una richiesta adeguata di sussidi, ha portato all’aumento dei costi di trasporto e produzione dell’agricoltura, facendo diminuire i margini di profitto di tutti coloro che oggi si trovano a protestare per proteggere la propria agricoltura locale.