È noto da tempo che l’inquinamento atmosferico incide negativamente sulla salute fisica ma sono pochi, invece, gli studi che mettono in relazione il fattore inquinamento con la salute psichica. Un interessante studio arriva dall’Università cinese di Hong Kong e dall’Università della California a Santa Barbara in cui si sottolinea come i due fenomeni vadano di pari passo.
Il team, guidato da Peng Zhang e Tamma Carleton, ha esaminato i tassi di suicidio a livello di contea verificatisi in Cina e i valori relativi all’inquinamento atmosferico.
Nell’ultimo decennio, infatti, il numero di suicidi in Cina è sceso da 10,88 a 5,25 ogni 100mila persone. Al contempo, proprio nello stesso periodo, la Cina ha introdotto politiche mirate volte al miglioramento della qualità dell’aria.
Il parametro utilizzato dai ricercatori nello studio è stato quello delle inversioni termiche: fenomeni metereologici in cui uno strato di aria fredda si trova vicino alla superficie terrestre con aria più calda al di sopra di esso. In questo modo, gli inquinanti atmosferici, restano al suolo aumentando l’esposizione all’inquinamento. Il gruppo di ricerca ha scoperto che, durante i periodi di inversioni termiche, si verificavano 140mila segnalazioni di suicidio alla settimana. Con le politiche di intervento, invece, sono stati evitati circa 45.970 suicidi in quattro anni.
Le maggiori ripercussioni sulla salute mentale causate dall’inquinamento interessano particolarmente le donne di età superiore ai 65 anni.
Tamma Carleton ha affermato che lo studio ha bisogno di altri approfondimenti ma che il lavoro “dimostra chiaramente che l’ambiente rappresenta un fattore critico nel determinare il rischio di suicidio nel paese più popoloso al mondo.”