Attivisti radicali in protesta davanti al Cpr di Milano. La denuncia delle condizioni in cui versano gli immigranti irregolari del Centro di permanenza per il rimpatrio sta avvenendo sia dentro che fuori le sue mura, riscontrando solidarietà in altre città italiane che si sono unite con manifestazioni analoghe.
Solo due settimane fa, il 10 febbraio, due migranti si erano sdraiati in biancheria intima, sotto la pioggia battente, all’interno dell’edificio, in atto di denuncia delle condizioni precarie in cui versano ogni giorno.
Un video diffuso sui social dall’associazione Mai più lager – No Cpr, aveva successivamente ripreso manganelli volanti contro gli immigrati, in atto di repressione violenta. Uno degli immigrati era finito addirittura in ospedale per una contusione al torace.
A dargli voce esternamente sono stati sei giovani che hanno scelto di sdraiarsi seminudi a terra, su dei teli, lungo il marciapiede di via Corelli.
La protesta è stata organizzata dall’associazione Enzo Tortora, insieme ad Europa Verde e ad Azione under 30 Milano.
“Vogliamo rendere evidente a una Milano apatica cosa succede nel suo cuore, perché nessuno abbia più alibi”, hanno spiegato gli attivisti.
Supportano una manifestazione che si terrà nel capoluogo meneghino il 6 aprile, per rispondere ai due tentativi di suicidio, al cibo ritenuto immangiabile perchè avariato, alle cure mediche ritenute inadeguate, alle violenze delle forze dell’ordine, oltre che alle blatte in mensa, registrati nel Centro da chi lo abita.
Per la gestione del Cpr è stato nominato appena due mesi fa un commissario giudiziale, al fine di far luce sull’operato della società che gestisce il centro.
Gli attivisti sottolineano che nonostante il provvedimento frutto di un’inchiesta per frode che ha descritto la struttura alla stregua di un lager, le condizioni interne non sono cambiate, ragion per cui invitano alla chiusura dell’edificio, osteggiando il decreto immigrazione.