Studenti in piazza contro le mafie. A Roma la scuola accoglie il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella lanciato per la giornata della memoria delle vittime innocenti: ”La lotta e compito e dovere di chiama la Repubblica. Indifferenza e rassegnazione giovano sempre ai gruppi criminali”.
L’impegno a liberare dalla cultura dell’omertà le nostre società, propugnando una lotta fattiva contro l’indifferenza e la rassegnazione criminale, viene abbracciato dai giovani a cui è affidato il compito di tramandare non solo la memoria delle vittime innocenti delle mafie, ma soprattutto il senso di responsabilità nel dover contrastare su ogni piano l’illegalità.
Se da un lato le istituzioni legiferando sono chiamate a fare da garante di questo contrasto, è lo spirito collettivo e cittadino ad animare la voglia di libertà dai traffici criminali.
La mafia concepita in primis come cultura e poi come azione pratica, fonda la sua struttura sulla negazione delle regole sociali a favore dell’interesse privato. Destruttura i codici valoriali di rispetto e coesione quotidiana, e si nutre della carenza di informazioni per addentrarsi in contesti politico-criminali, a scopo economico.
La conoscenza del fenomeno capillare potrebbe essere l’unica potentissima arma contro il proliferare delle associazioni mafiose ed è per questo che la scuola, deputata a realizzare ideologicamente e praticamente una società giusta e paritaria, può fare la differenza nella costruzione della democrazia della legalità.
Attraverso i programmi di educazione civica ed una sensibilizzazione agli ideali di unità e solidarietà che oggi può derivare anche da un giornalismo responsabile, la scuola può formare il cittadino, ostacolando e perfino arrestando la riproduzione della mafia nel tempo.
Informare e formare diventano dunque due baricentri fondamentali che costituiscono il doppio filo che lega alla stessa maniera Stato e istituzione scolastica.
Non è un caso che tutte le manifestazioni poste in essere in nome della legalità, si svolgano prettamente negli istituti scolastici e grazie alle platee scolastiche. Queste ultime vengono invitate attraverso tali momenti celebrativi e commemorativi, ad effettuare riflessioni e a mettere in moto un pensiero che fornisce prospettive diverse, educando i giovani a muoversi nel fare domande.
Sconfiggere la mafia è il sogno che le nuove generazioni devono avere e non deve essere considerato un’utopia. La cosa fondamentale da tenere a mente è che non bisogna delegare la battaglia contro le mafie ad altri o solamente a Stato ed istituzioni, ma occorre costruire una rete umana non semplicemente ricorrendo a discorsi infiniti, ma con un impegno ed una marcia che siano continuativi nel tempo, e nell’applicazione di piccoli gesti vissuti nell’ottica del rispetto della legalità.
Allontanando così la cultura del personalismo e del facile guadagno lontano dall’impegno, i giovani educati sui banchi di scuola possono e devono lottare contro la mafia.
Il pensiero abbraccia l’ottica europeista di una comunità che deve interrogarsi investendo tempo e risorse nella formazione critica. Informarsi sulle nuove sfide europee della sicurezza sanitaria, della crisi ambientale, della mancanza di lavoro, della criminalità organizzata legata alle nuove sfide tutelari, coinvolgendo big data, multinazionali finanziarie, multinazionali chimico-farmaceutiche, può portare i giovani a salvaguardare gli interessi globali in maniera onesta, guardando in faccia ad un mondo sommerso che invece deve essere portato a galla.
Non è un caso che la mafia punti tutta la sua forza sul concetto di sottomissione; il 416 bis del codice penale sancisce come fondamentale per dimostrare il reato di associazione mafiosa l’assoggettamento delle persone.per questo la scuola per evitare la sudditanza del singolo e della società diventa Presid io non solo di classe di istituto, ma di una democrazie su ampia scala.