Centenario della nascita di un divo di Hollywood riconoscibile soprattutto per il suo stile recitativo. Marlon Brando, vincitore di due premi Oscar come migliore attore, rivoluzionò l’industria cinematografica traghettandola nel cinema moderno. Con lui si dice addio alla finzione della recitazione, per prediligere la naturalezza.
Dal debutto avvenuto a 23 anni con il ruolo di Stanley Kowalski nel dramma di Tennessee Williams, Un tram che si chiama desiderio, tutto ciò sarà tangibile e Brando farà scuola.
‘Fronte del porto’, ‘Ultimo tango a Parigi’, ‘Il padrino’ ed ‘Apocalypse Now’ di Francis Ford Coppola restano pellicole iconiche legate alla sua memoria.
Ipnotico, sensuale, statuario, Brando conquistò una parte della critica cinematografica con il suo metodo fondato sull’apoteosi della recitazione Stanislavskij.
Oltre ad essere divo indiscutibile, fu anche fervente animalista e antirazzista. Filantropico fin da bambino, si offrì perfino volontario per aiutare l’Unicef, di cui diventò implicitamente ambasciatore.
Ebbe come riferimenti cinematografici attoriali Paul Muni, o il suo amico Montgomery Clift, e come registi prediletti Elia Kazan (l’unico con cui ha collaborato anche in teatro), e gli italiani Bernardo Bertolucci e Gillo Pontecorvo con cui litigò sul set.
Abusato da bambino, con una infanzia triste, Brando ebbe modo di trovare affetto nei suoi 3 matrimoni: con l’angloindiana Anna Kashfi, la messicana Movita Castaneda e la taitiana Tarita. Padre di 15 figli, anche adottati, Brando sedusse la diva delle dive: Marilyn Monroe.
Dal carattere autodistruttivo, fu però oggetto di ammirazione per il suo volto intenso che lo rese il sex symbol di un’America che lo elevò a modello di ispirazione, tributandogli ben otto candidature agli Oscars.