Annascuso

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Vuol dire nascosto, consiglio antico opposto al diffuso desiderio di celebrità

La natura mi ha insegnato che qualunque cosa si faccia, in qualunque modo ci si vuole crucciare alcune cose continuano ad andare avanti come se niente fosse. E che ci sono alcuni meccanismi, alcuni equilibri che possiamo forzarci di dominare ma che in realtà non riusciamo a far altro che sfiorare, intuire.

E’ tutto così, nell’arnia, nascosto. La si può aprire, la si può ispezionare, si possono osservare le api e la propria vita dal di fuori del predellino o dal di dentro per ogni singolo favo ma cosa esattamente accade, quali meccanismi sono implicati nel misterioso fluire degli eventi, del tempo e dei segnali che si scambiano tra di loro e con l’ambiente circorstante, non possiamo che sapere che c’è, senza possibilità di poterlo padroneggiare appieno, ma solo di facilitarlo.

Nella mia famiglia l’apicoltura è una cosa talmente scontata da diventare praticamente ovvia. Non è un lavoro, è una passione che unisce generazioni, che mette insieme pezzi di storie che si trovano in universi paralleli, che incollano vicende e persone che nella mia famiglia fanno cose molto diverse. E anche nella mia vita, e negli apiari in cui operiamo da decenni.

Uno è quello di Sant’Egidio, a ridosso del valico di chiunzi, dove la costiera è lontana ma il declivio degli agrumeti si lascia intuire dal giardino dei loti dove sono immerse le arnie e don alfonso le osserva quando cura il suo giardino e il suo vino.

A Castello di Gragnano, a ridosso del borgo di Aurano, invece, una decina di nuclei osserva il molare del faito, ma alle spalle ha il golfo di stabia che si staglia netta tra il cantiere e rovigliano, e da lassù tutto è sospeso ed inerme, intento a raccogliere il fresco delle faggete e dei castagni.

Alla carità, infine, non si sa come mai dato che di fioriture non ce ne sono di notevoli, ma il piccolo apiario di supporto realizza sempre egregi risultati di rinforzo ed anche di millefiori, di tutto rispetto. Da dove raccoglino i nettari esattamente le api, non lo sappiamo. Forse fin dalle colline di lettere e casola, da sopra alla salette, ma sono comunque svariati chilometri.

Ecco, in tutto questo percorso ed in questa strada, quello che mi limito a fare con la mia famiglia è di rendere il lavoro delle bottinatrici, delle api che raccolgono, più sicuro e salubre possibile, in attesa che ogni anno, ogni ciclo, ogni giorno, continui con la stessa alchimia, con meccanismi che restano ignoti alla vista e anche a molti altri sensi. Eppure continua tutto così, nonostante noi ed al di là di noi. E cosa succede esattamente nelle matrici di quelle danze e di quei segnali non lo sa esattamente nessuno, perchè resta tutto sempre così, annascuso.

Diritti Immagine su licenza CC BY-SA 4.0 DEED

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