Ancora una volta risulta decisivo il ruolo degli Stati Uniti nel conflitto in Medio Oriente.
Arriva, infatti, l’ok da parte degli Usa per l’attacco di Israele a Rafah in cambio dell’impegno del premier Netaneyahu a non rispondere all’attacco all’Iran per evitare un allargamento del conflitto su larga scala.
La stampa israeliana, citando le fonti del Quatar, riporta:
“L’amministrazione americana ha mostrato di accettare il piano precedentemente presentato dal governo occupante riguardo all’operazione militare a Rafah, in cambio del rifiuto di effettuare un attacco su larga scala contro l’Iran.”
Sono mesi che Israele pianifica l’attacco a Rafah luogo in cui, secondo Israele, sono nascosti i miliziani di Hamas e possibili ostaggi israeliani.
Intanto Israele ha colpito l’Iran nella regione centrale di Isfahar dove c’è l’impianto di arricchimento dell’uranio. L’attacco con droni non è stato confermato ufficialmente da Tel Aviv.
Nel frattempo sta cambiando anche il ruolo nel Quatar che è impegnato come mediatore del conflitto tra Israele ed Hamas.
Il primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani, si legge su Yedioth Ahronoth, ha detto che il suo paese sta “riconsiderando” il suo ruolo di mediatore che, a sua detta, è stato a lungo strumentalizzato per interessi privati. Senza nominarlo è inevitabile pensare che Al Thani si stia riferendo a Netaneyahu.
Per Hamas, invece, il ritiro dai negoziati del Quatar è da attribuire alla posizione degli Stati Uniti che hanno sposato a pieno le posizioni di Israele.
Lo stallo dei negoziati è principalmente dovuto al rifiuto di Israele della richiesta di Hamas di impegnarsi a cessare completamente i combattimenti e di riportare gli abitanti di Gaza nel Nord della Striscia.