Fuga di cervelli, l’8% degli italiani fa carriera oltre confine

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A.A.A. cercasi futuro. Questo il poco criptato annuncio dei giovani in età occupazionale che hanno terminato gli studi universitari. L’Italia continua a vacillare in merito a sbocchi occupazionali meritocratici per la fascia di persone compresa tra i 25 e i 34 anni.

Istat e Ministero dell’Università elencano i dati in riferimento al trasferimento all’estero dei laureati italiani. La cifra interessa l’8% di giovani, pari a 248mila laureati trasferitisi oltre confine nel periodo 2012-2021. Il saldo tra chi parte e chi resta è negativo: -79mila persone. La fuga dei cervelli interessa particolarmente i futuri professionisti provenienti dal Sud Italia. Il “brain drain”, letteralmente lavaggio di cervelli, coinvolge gli under 40 nel Mezzogiorno ed in particolar modo di Napoli e Palermo.

Scappano in cerca di un futuro più promettente, medici, ingegneri e specialisti IT. Chi va all’estero ad un anno dal conseguimento della laurea, riesce a guadagnare 1.963 euro mensili netti, rispetto ai 1.384 euro accreditati in Italia, quando si trova lavoro. La stabilità contrattuale del Nord Europa resta indiscutibile, tanto che dopo cinque anni di lavoro all’estero, un laureato riesce ad avere una retribuzione mensile media di 2.352 euro contro i 1.600 italiani. Svezia, Paesi Bassi e Norvegia annoverano meno lavoratori con partita Iva, dal momento che prevalgono i contratti a tempo indeterminato: 51,8% contro il 27,6% dell’Italia.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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