Le chiamiamo semplicemente “cose” perchè sono inanimate, ma rappresentano elementi carichi di storie di vita, di cultura materiale ed emotiva, oltre che di sentimento. Ogni singolo oggetto che adoperiamo o conserviamo, se ci pensiamo bene su, rappresenta un piccolo tassello di memoria, un’impronta o una traccia lasciata da un individuo su questa terra. E’ il modo attraverso il quale l’essenza si esprime nel quotidiano e sopravvive all’addio al mondo.
Il Memoriale della Shoah di Milano, carico di questo significato, ospita una mostra dedicata a ciò che sopravvive dei migranti naufragati a Lampedusa e lo fa per tramandare il racconto di scelte di speranza e di dolore che il mare non deve cancellare.
Si tratta di una raccolta di documenti d’identità, lettere, cellulari, foto personali o di famiglia, ed orologi appartenuti a 368 morti e 20 dispersi al largo dell’isola dei Conigli, in data 3 ottobre 2013. E corrisponde al racconto di una fetta di umanità frantumata dalle onde, che vide salvi in quella stessa data, 155 persone, tra cui 41 minori.
Fino al 31 ottobre ci si potrà fermare in silenzio a Milano, per commemorare volti a noi sconosciuti che urlano tutto il dramma dei profughi.
Davanti ai numeri scritti a mano su pezzi di fogli volanti, a lettere conservate in una tasca sbrandellata, identificabili come relitti tra i relitti di un naufragio, si potrà pensare al senso di speranza che ciascun profugo ha nutrito nel proprio animo in quel suo ultimo viaggio.
Corredata anche dalla galleria fotografica di Karim El Maktafi sul tema migranti, la mostra sarà accessibile dal lunedì alla domenica (venerdì escluso) dalle 10 alle 16, con un’apertura straordinaria fino alle 18 (e con ingresso gratuito) l’ultimo venerdì del mese.