Sono trascorsi poco più di 5 mesi dal 7 ottobre 2023 giorno in cui, circa 3mila uomini di Hamas, attraverso Gaza, penetrarono in Israele facendo irruzione nei kibbutz e nelle basi militari intorno alla Striscia.
Quel giorno si è verificato il massacro più grande avvenuto nella storia del Paese con un bilancio oltre 1.100 persone trucidate e il rapimento di oltre 250. Molti furono trucidati in strada, altri raggiunti dalla furia assassina nelle proprie abitazioni.
Impossibile dimenticare la strage accaduta anche al Nova Festival a Rèim dove erano concentrati tantissimi giovani di cui 364 non sono mai tornati da lì e altri 40 furono trascinati via su pickup e moto nella Striscia.
A quello che gli israeliani hanno rinominato ‘black shabbat’, sono seguiti mesi infernali che ancora oggi continuano a sconvolgere le coscienze di tutti.
Immediata la risposta di Israele con una prima campagna di raid aerei contro Gaza seguita, poi, da una vasta operazione di terra, sostenuta da massicci bombardamenti, con le forze armate penetrate nella Striscia, partendo da nord e arrivando fino a Rafah, nell’estremo sud al confine con l’Egitto.
La risposta di Israele ha superato di gran lunga il numero di morti causati dall’attacco del 7 ottobre: il bilancio delle vittime palestinesi, fornito dal ministero della Salute gestito da Hamas, è di almeno 30.800 morti, in maggioranza donne e bambini, e 72.298 feriti.
Inevitabile la massiccia migrazione verso il sud dell’enclave di una popolazione ormai allo stremo privata di acqua, cibo e medicinali.
Dinanzi alla catastrofe umanitaria con gli aiuti che tardano ad arrivare e, quei pochi che arrivano sono comunque esigui, la comunità internazionale ha aumentato la pressione su Israele affinché faccia entrare più camion di aiuti. Qualche settimana fa la distribuzione di aiuti umanitari, attraverso air-drop, ha causato l’ennesima strage con responsabilità ancora da chiarire. Anche ieri gli aiuti da cielo, attraverso paracadute, a causa di un malfunzionamento, hanno ucciso cinque persone.
Dopo i fallimenti dei negoziati al Cairo, nel tentativo di raggiungere una tregua entro l’inizio del Ramadan del 10 marzo, la situazione ostaggi non è ancora chiara: circa 100, dei 130 sequestrati da Hamas, dovrebbero essere ancora in vita ma le due parti sembrano ancora lontani da un compromesso.