Stato di agitazione giornalisti Rai, al via cinque giorni di sciopero

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Non tarda a farsi sentire e a dilagare la protesta dei dipendenti Rai contro la per condicio chiesta dal Governo Meloni. L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della tv di Stato ha proclamato lo stato di agitazione. Indetti 5 giorni di sciopero affidati a Usigrai. Si dice no alla volontà di trasformare i servizi televisivi in megafono dei partiti. Al centro della ribellione anche la “mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato”. 

Azienda in stallo con restrizioni sempre più frequenti che creano fuga di personaggi noti del palinsesto. Tutto finisce nel calderone e rischia di compromettere la competitività del servizio Rai, schiacciato dalla programmazione di altre emittenti.

La protesta verte in particolare sull’esigenza di autonomia nell’azienda. Per questo il sindacato Usigrai prende posizione sul senso e valore del Servizio Pubblico. La libertà di stampa deve essere intoccabile! Si teme dunque per la trasformazione del giornalismo che fino ad ora è stato colonna portante della Rai. Non ci sono professionisti dell’informazione a sufficienza e la Rai non vuole indire una selezione pubblica, impedendo ai dipendenti dei Tgr di trasferirsi dopo anni in luoghi che consentirebbero il ricongiungimento con i familiari o permetterebbero un avanzamento di carriera. Si sta contemporaneamente assistendo allo smembramento della Radio, con Gr Parlamento, svuotando Radio1. Tutto questo con continui tagli al budget per le troupe, a danno di un precariato del giornalismo sempre più dilagante.

L’azienda non sostituisce giornaliste in maternità, aumentando il carico delle redazioni, oppure procede a chiamata diretta nei programmi, contraddicendo il codice etico che impone ‘il ricorso a procedure concorsuali o comunque a criteri oggettivi di selezione’.

“L’assemblea trova inaccettabile quanto prospettato dall’azienda al sindacato, di non voler prevedere, cioè, una parte fissa come per gli altri dipendenti e di voler legare l’erogazione ai risultati di ascolto generali della Rai e non più a quelli delle maggiori edizioni dei telegiornali, come da precedente accordo. Di fatto facendo pagare con un taglio alle retribuzioni dei giornalisti gli sprechi e le eventuali scelte editoriali sbagliate dei vertici, che non sono chiamati invece a risponderne”, si legge in una nota sindacale.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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