Una famiglia dedita alla politica, una barriera fatta di sorella ed affini incaricati al governo per supportare la visione del premierato al femminile. Sarà mica caso fortuito? La sorella di Giorgia, chiamandola come desidera essere appellata in senso di affinità col popolo votante, Arianna Meloni, dichiara convinta: “Giorgia cambierà l’Europa. Avanti col premierato”.
Arianna Meloni, da 30 anni in politica, è coinvolta direttamente nel vertice del partito di cui è leader la premier. Si fa pertanto portavoce degli intenti di Fratelli d’Italia dichiarando: “Vorremo portare l’Italia ad essere centrale in Europa in tutti i processi decisionali: dallo sviluppo industriale alla difesa comune, dalla gestione dei fenomeni migratori alla Pac, la politica agricola”.
Caldeggia la candidatura europea della sorella con queste parole: “Giorgia è stimata ovunque. Tutti la guardano come un esempio”.
Quella meloniana si profila una vera e propria dinastia politica. Oltre alla sorella, Giorgia conta anche sul cognato nell’esecutivo italiano. Il marito di Arianna, Francesco Lollobrigida è infatti ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. L’ultimo caso di due parenti presenti nello stesso esecutivo risale al Regno d’Italia, sotto il governo fascista nel 1935, con Galeazzo Ciano, genero di Mussolini in qualità di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega alla stampa e alla propaganda.
Meloni ha dunque sostenitori interni importanti che per primi credono e lavorano per lei. Crede talmente tanto nel concetto di famiglia, da applicarlo in ogni minima scelta della sua vita. Arianna è alla guida della segreteria del partito, delle tessere, della Fondazione, del patrimonio immobiliare ed è perfino in tour per caldeggiare, in qualità di sorella maggiore, la candidatura Ue della sorella tanto impegnata già di suo in incontri istituzionali.
In una recente intervista la segretaria Fdi si è definita “donna e non sorella di partito”. Critica i giochi di palazzo e parla di sovranità popolare contro la levata di scudi sulla riforma del premierato che a suo dire, “restituisce solidità a chiunque andrà a governare in futuro, al di là dei partiti, in un ottica di rispetto della politica dell’alternanza”. La premier ha dunque al suo fianco chi non potrebbe mai tradirla, e gioca la partita al posto suo, oltre che al suo fianco, per tutelare gli interessi “comuni” dell’Italia e del partito.