Prima del 23 febbraio 2022, giorno dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, le strutture ospedaliere attive nel territorio erano 730. Ad oggi, a distanza di oltre due anni dall’inizio del conflitto, il 37,5% degli ospedali in Ucraina è fuori uso oppure opera con grandi limitazioni.
A portare alla luce questi dati uno studio condotto dai ricercatori e collaboratori della Rutgers, provenienti da Stati Uniti, Pakistan e Ucraina, pubblicato su JAMA per chiarire le realtà che gli ospedali nelle ragioni colpite della guerra devono affrontare.
“La guerra ha devastato il sistema ospedaliero ucraino, lasciandolo mal equipaggiato per rispondere alle esigenze di una popolazione in crisi” – ha dichiarato Ubydul Haque, professore assistente presso il Rutgers Global Health Institute e la School of Public Health e autore principale dello studio.
Nonostante gli ospedali attivi siano nettamente diminuiti aumentano, però, i servizi relativi alle cure mediche di emergenza legate al conflitto. La guerra, però, ha messo in secondo piano molto altro: gli ospedali che offrono analisi di laboratori sono diminuiti del 13%, così come quelli che si occupano di educazione al tabagismo, screening del cancro con una diminuzione del 24%, servizi ginecologici con meno 26% a cui seguono i servizi di riabilitazione con meno 27%.
La guerra, inoltre, ha interrotto anche la catena di approvvigionamento con un forte impatto su attrezzature, farmaci e kit per test di laboratorio.
Inoltre, lo studio ha rilevato che la guerra ha ridotto l’accesso ai vaccini, il che può portare a una maggiore incidenza di malattie infettive. “L’indebolimento del sistema ospedaliero ucraino rivela che gli operatori sanitari non solo faticano a soddisfare le esigenze di emergenza, ma anche a fornire cure preventive essenziali e assistenza continua per le patologie croniche. Questo può avere molte implicazioni negative a lungo termine per la salute della popolazione ucraina”, ha concluso Haque.