Rosaria Costa Schifani, la vedova dell’agente Vito Schifani, morto con il giudice Giovanni Falcone nella strage di Capaci il 23 maggio 1992, è diventata un’icona involontaria del dolore e della rabbia di quei giorni tragici e terribili.
A soli 22 anni, con un figlio appena nato, Rosaria si è trovata ad affrontare la perdita improvvisa del marito e la consapevolezza che la mafia aveva ancora una volta colpito al cuore lo Stato.
Ma dal suo dolore è nata una forza inaspettata. Al funerale di Stato, con un discorso che ha commosso l’Italia intera, Rosaria ha gridato la sua rabbia contro i mafiosi, appellandosi però al perdono cristiano e ha invocato giustizia per suo marito e per tutte le vittime innocenti.
Le sue parole, pronunciate con una compostezza e una dignità strazianti, sono diventate un simbolo della lotta contro la mafia e della speranza in un futuro migliore.
Da allora, Rosaria Costa Schifani non ha mai smesso di battersi per la memoria del marito e per la legalità. Ha partecipato a innumerevoli iniziative e manifestazioni, incontrando studenti, giovani e cittadini comuni per raccontare la sua storia e trasmettere un messaggio di speranza.
La sua figura è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella giustizia e si battono per un mondo senza mafia.
La mafia è ancora un pericolo reale e che la lotta per la legalità deve essere continua.
Rosaria Costa Schifani è un esempio di resilienza e di forza d’animo, un’icona della lotta contro la mafia che rappresenta il coraggio di chi non si piega di fronte al crimine e portavoce del desiderio di giustizia di un intero Paese.