Si è svolto questa mattina l’ottava udienza del processo di Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne imputato dell’omicidio aggravato di Giulia Tramontano, uccisa mentre era incinta del loro figlio Thiago avvenuto proprio lo scorso anno.
Nell’aula della corte d’Assise di Milano, l’ex barman, ha raccontato come e perché ha ucciso la sua compagna. Un infinito castello di bugie costruito dall’uomo che non sapeva più come gestire la sua doppia vita.
“Il giorno dell’omicidio io chiesi a Giulia e l’altra fidanzata di non incontrarci al lavoro ma il giorno dopo”– ha detto l’imputato rispondendo alle domande della pm Alessia Menegazzo. “Era un ambiente in cui avevo una certa responsabilità e ci tenevo particolarmente e quindi l’essere umiliato avrebbe fatto crollare la mia immagine lavorativa. E invece loro insistevano”.
Descrizioni agghiaccianti con cui Impagnatiello ricostruisce i precedenti tentativi di avvelenamento e la dinamica del delitto che, come ha sottolineato l’imputato, non ha dato modo a Giulia di difendersi. “Completamente attonito dallo stato di follia, illogicità e pazzia totale cercai di far sparire il corpo di Giulia”- ha proseguito.
“La persona che ero in quel periodo non è quella che sono adesso. Sono qui oggi per dire la verità perché adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno”.– ha affermato Alessandro Impagnatiello.