Ad un giorno dagli scrutini delle ultime elezioni europee, si ridisegna il nuovo volto del Parlamento Ue.
In testa per seggi conquistati c’è il Ppe che le previsioni davano già per favorito. Per altri cinque anni sarà seduto sugli scranni dell’Europa futura, con 10 seggi in più rispetto al passato, per un totale di 186 eurodeputati. L’ascesa delle destre è stata insindacabile rispetto al 2019, ma non ha comunque destabilizzato gli equilibri a Strasburgo.
Adesso occorrerà costruire nuove alleanze per andare ad occupare l’emiciclo europeo nel modo giusto. Socialisti e democratici hanno perso 4 scranni rappresentativi, ma hanno guadagnato 135 europarlamentari, mentre Renew Europe ha dovuto registrare la sua vera debacle con meno 23 rappresentanti parlamentari, pur guadagnando 79 posti decisionali. Lo stacco è minimo rispetto ai Conservatori e riformisti che hanno guadagnato 73 parlamentari, con 4 presenze in più.
Le frange minoritarie saranno invece occupate da Identità e Democrazia con 58 parlamentari. Il dato interno è però in crescita, perchè il partito ha guadagnato ben 9 rappresentanti, a differenza dei Verdi che hanno perso 18 scranni, assestandosi intorno alle 53 presenze in emiciclo. Questo vuol dire che in Europa la priorità Green Deal potrebbe seriamente essere messa in discussione, dando precedenza ad altre tematiche in ambito economico.
La Sinistra con i suoi 36 portavoce resta salda nel suo valore in Europa, avendo perso solo un rappresentante rispetto al 2019. Altri 100 saranno gli europarlamentari considerati “non allineati” alle grandi forze politiche Ue, con +38 rappresentanti che daranno voce ad un nuovo pensiero per l’Europa.
Si aspetterà dunque fine giugno ed inizio luglio per avere la reale e completa fotografia dell’Europa che cambia. La vera attesa riguarda però le tematiche prioritarie che tutti si aspettano vedere attuate: in primis la pace, vero e grande tema condiviso da tutte le coalizioni europee.