Fenomeni di sfruttamento lavorativo nella catena produttiva del brand Dior. La Procura di Milano ha avviato un’indagine per caporalato con finalità preventiva e non repressiva.
L’intento è di depurare le attività del marchio operante nel settore della moda, per evitare futuri inconvenienti.
Simili operazioni rientrano nell’indagine ad ampio raggio che nei mesi precedenti ha coinvolto anche Alviero Martini e Giorgio Armani Operation. Ed analoghe sono infatti le conclusioni a cui si è giunti. Con la miriade di appalti e subappalti previsti per la catena lavorativa, le società non riescono a controllare il modus operandi di produzione.
Anche Dior, pur avendo registrato un fatturato nel 2022 di 650milioni di euro, con 709 dipendenti, è stato sottoposto all’amministrazione giudiziaria per un anno.
Le indagini, iniziate il 21 marzo dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Milano, hanno portato a controlli in quattro laboratori in Brianza e nel Milanese. Si è scoperto che le aziende con cui Dior aveva esternalizzato la produzione, ovvero Pelletteria Elizabeth Yang, Davide Albertario Milano Srl, e New Leather Italy Srl, reclutavano manodopera per produrre in subappalto i prodotti Dior, senza pagare tasse e contributi.