All’università di Pavia per “parlare di infertilità”: un simposio con gli esperti, aperto a tutti

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Una giornata intera di “porte aperte” all’università di Pavia per affrontare il tema dell’infertilità sia sul piano privato della coppia desiderosa di una gravidanza, sia sul piano pubblico, per l’importanza del suo impatto sociale, giuridico e filosofico. È l’obiettivo del simposio “Parliamo di infertilità”, iniziativa del Master in Biologia e biotecnologie della riproduzione dell’Università di Pavia in collaborazione con il gruppo Genera per offrire, agli studenti e a tutti gli interessati, la possibilità di interagire con esperti sul tema dell’infertilità.
“L’obiettivo di questo incontro – affermano Maurizio Zuccotti, professore ordinario del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie L. Spallanzani dell’Università di Pavia, e Danilo Cimadomo, responsabile Ricerca di Genera, tra gli organizzatori del simposio – è di far conoscere l’importanza della corretta informazione delle persone, a partire dai giovani, sulla possibilità di prevenire l’infertilità, ma anche di diagnosticarla e di trattarla. Si parlerà degli aspetti biologici, di quelli medici e delle nuove tecnologie messe in campo, ma anche dei risvolti psicologici e della sfera sessuale che la coppia affronta durante il percorso verso una gravidanza. Questi temi rappresentano una quotidiana sfida anche per la giurisprudenza e per la filosofia che si trovano impegnate a identificare strumenti regolatori e interpretativi di una società in veloce cambiamento”.
Una società che cambia e sotto molti aspetti preoccupa, soprattutto dal punto di vista demografico. Nel suo ultimo report l’Istat osserva che oggi i giovani “hanno transizioni sempre più protratte verso l’età adulta”. Nel 2022, il 67,4% dei 18-34enni vive in famiglia (59,7% nel 2002), con valori intorno al 75% in Campania e Puglia. Si posticipano dunque anche la nuzialità e la procreazione. E man mano che l’età avanza, aumenta anche il rischio di problemi di infertilità.
“L’infertilità è stata riconosciuta come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – ricorda Rossella Nappi, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pavia – e colpisce 1 persona su 6 nel mondo, il 15% delle coppie in Italia. Sono casi in continuo aumento e, di pari passo, il nostro Paese assiste a un costante calo delle nascite, che nel 2023 hanno segnato l’ennesimo record negativo con circa 379.000 bambini venuti al mondo, quasi 14.000 in meno rispetto all’anno precedente. Il legame fra questi due trend, quindi fra l’età che avanza, l’aumento del rischio di infertilità che essa porta con sé e il calo delle nascite in Italia, è sotto gli occhi di tutti e come Università vogliamo puntare i riflettori su questo problema, affrontandolo da più punti di vista, da quello sociale a quello sessuale, favorendo il dibattito fra esperti e platea, che speriamo sia composta

anche da gente comune desiderosa di ricevere informazioni e aumentare la propria conoscenza su questo tema”.
“La tendenza a procrastinare la gravidanza si lega inevitabilmente al problema dell’infertilità – spiega Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico scientifico del centro Genera di Roma – perché sappiamo che, se l’aspettativa di vita delle donne è oggi arrivata a quasi 85 anni, il sistema riproduttivo non è cambiato e continua ad avere il suo picco di funzionalità attorno ai 30 anni, per poi calare progressivamente dopo i 35 anni. Per motivi legati al lavoro, alla stabilità delle relazioni sentimentali o di altro tipo, sempre più donne cercano una gravidanza quando già il loro sistema riproduttivo non è più efficiente: l’avanzamento dell’età determina una diminuzione quantitativa e qualitativa del patrimonio ovocitario femminile. Questo però molte persone non lo sanno, ed è per questo motivo che l’informazione deve essere veicolata da ogni possibile fonte che abbia attendibilità. L’Università, dove ci riuniamo per questo simposio, è di certo la prima di queste”.
L’infertilità crea non pochi problemi e insicurezze nelle persone che si trovano a doverlo gestire. Interessante sarà la sessione dedicata alla psicologia dell’infertilità: “Le evidenze provenienti dalla ricerca scientifica e dall’esperienza clinica – fa notare Federica Facchin, Professoressa Associata in Psicologia Dinamica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano – dimostrano chiaramente che l’infertilità può causare una grande sofferenza psicologica, sia a livello individuale, sia nei legami di coppia. L’esperienza soggettiva dell’infertilità è modellata dalle differenze di genere: le donne manifestano livelli più elevati di sofferenza psicologica, caratterizzati da stress, sintomi di ansia e depressione, fino a una vera e propria devastazione psicofisica quando le preoccupazioni relative all’infertilità diventano dominanti. Gli uomini, invece, sembrano più distaccati e meno coinvolti; un atteggiamento che può essere attribuito anche a un diverso modo di affrontare l’infertilità e di manifestare i sentimenti. Queste differenze sono spesso all’origine di incomprensioni e conflitti nella coppia, chiamata comunque ad affrontare tematiche di perdita e lutto quando il progetto genitoriale si rivela irrealizzabile, almeno dal punto di vista biologico. Quando la sofferenza diventa insostenibile e le persone sembrano non intravedere un futuro alternativo, è fondamentale cercare sostegno psicologico”.
“Pensiamo alle coppie che scelgono di ricorrere alla donazione di gameti, su cui ancora oggi vige un muro di pregiudizio e disinformazione – aggiunge Federica Faustini – chi si trova di fronte a questa scelta deve elaborare non solo il lutto per l’infertilità, ma anche il lutto biologico determinato dal fatto che non si avrà nessun legame genetico con il figlio che arriverà. La complessità di questi temi richiede quindi alla coppia un tempo psicologico necessario per capire se possa essere accettata e fatta propria. Per questo motivo è indispensabile che tutti gli operatori sanitari coinvolti nella cura della coppia infertile suggeriscano un supporto psicologico per poter sostenere i pazienti nella scelta, come peraltro previsto dalle recentissime nuove linee guida sulla legge 40/2004”.

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