Alle ore 12:00 di questa seconda domenica di voto il 27% dei francesi si è recato alle urne per la seconda tornata elettorale. Il ballottaggio che serve ad assegnare 501 seggi dopo i 76 già conquistati domenica scorsa, secondo i sondaggi vedrà uscire l’Assemblea nazionale dalle urne.
Le statistiche lasciano presagire l’esistenza di un’Assemblea instabile che dovrà ricorrere alle coalizioni alternative arrivando oppure ad una grande coalizione, secondo il modello diffuso nella maggior parte dei paesi europei.
La formazione di un nuovo governo in Francia è cruciale, alla luce soprattutto delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio, che dovrebbero vedere impiegate le forze politiche nel disegnare un piano sicurezza ed antiterroristico nei luoghi diversi della capitale.
Sulla politica francese e sull’esito elettorale, pesa però l’ombra della Frexit. Qualora Rassemblement National dovesse primeggiare anche al secondo turno, alla luce del suo programma politico sul no al mercato unico, si potrebbe profilare una uscita della Francia dall’Unione europea.
La Frexit sarebbe una conseguenza dell’incompatibilità del governo lepenista con i principi Ue. Le Pen ha infatti previsto, tra le tante cose, il taglio dell’Iva sui prodotti energetici, la reintroduzione delle frontiere interne allo spazio Schengen per i cittadini non europei, e l’uscita dal Green Deal.
La Francia andrebbe anche fuori la zona euro. Nonostante non se ne parli apertamente, per evitare il timore dei francesi, o un impatto negativo sul voto, Rn con l’applicazione del suo programma, avrebbe un impatto sul pil del +3%, incrementando così sia deficit che debito pubblico francese.
Così, oltre alle decisioni di Bardella – Le Pen, anche Macron, con la scelta dello scioglimento dell’Assemblea nazionale, indirettamente potrebbe essere accusato dal popolo e dalla politica etsera, di aver trascinato la Francia in un futuro poco equilibrato rispetto al resto dell’Europa.