Lo attendevano al Centro Congressi di Trieste dove è arrivato questa mattina alle 7.54. Papa Francesco, accolto dai 1.200 partecipanti riuniti al Generali Convention Center, chiude con il suo intervento alla cinquantesima Settimana sociale dei cattolici, organizzata dalla Cei.
La presenza dei Santo Padre a Trieste, ricorre 32 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II e precede la celebrazione dell’Angelus in piazza Unità d’Italia, prima di vederlo partire per Roma.
Al cospetto del card. Matteo Maria Zuppi, ed ancora di alte figure di rappresentanza quali l’Arcivescovo Metropolita di Bologna; il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania; il Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali; mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste; Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia; Pietro Signoriello, Prefetto di Trieste; Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste, e Philippe Donnet, Amministratore Delegato di “Generali”, il Papa ha aperto il discorso focalizzandosi sulla democrazia, che definisce in stato di non buona salute.
“Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”, ribadisce il Papa.
Poi continua: “In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici e di questo si può essere fieri. Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità, nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. E cosa c’è dietro questo prendere le distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza e l’indifferenza è un cancro della democrazia. Un non partecipare”, ha sottolineato il Pontefice nell’intervento incentrato sul tema del cuore della democrazia.