Il dramma della condizione femminile iraniana si tinge di giallo. Nel mirino misterioso finiscono bambine e ragazzine in età scolare. Nuove segnalazioni arrivano da due istituti di Abhar e Ahvaz, e dalla scuola elementare di Zanjan. L’elenco non finisce qui. Altre studentesse sono ricorse alle cure mediche nelle città di Mashhad, Shiraz e Isfahan.
Campioni di una sostanza sospetta sono già stati prelevati per esami sanitari. Lo rendono noto le autorità competenti.
Da circa tre mesi 60 scuole sono state prese di mira. Centinaia risultano le ragazze intossicate con sintomi comuni come nausea, mal di testa, tosse, difficoltà respiratorie, palpitazioni e stati di sonnolenza acuta. Aumentano dunque i ricoveri ospedalieri in 21 province sulle 30 di cui è composto il paese.
Sulla vicenda si è espresso la settimana scorsa, il viceministro della Salute Younes Panahi, definendola “effetto di gesti intenzionali”. L’ipotesi più accreditata dai media attribuisce la colpa a movimenti di estremisti religiosi, probabilmente ispirati dalle politiche dei talebani afghani. L’intento? Continuare la propaganda di divieto d’accesso alle scuole per bambine e ragazze.