Tre insospettabili legati alla rete di Matteo Messina Denaro finiscono agli arresti. L’operazione dei Carabinieri porta a segno un nuovo blitz contro la rete di fiancheggiatori del boss mafioso arrestato dopo 30 anni di latitanza il 16 gennaio del 2023.
Anche dopo la morte i collaboratori di Denaro sono stati al centro delle osservazioni dei Ros che hanno arrestato tre uomini di fiducia del capomafia: l’architetto del Comune di Limbiate Massimo Gentile, il tecnico radiologo dell’ospedale Abele Ajello di Trapani, Cosimo Leone, e un altro uomo, Leonardo Salvatore Gulotta. Massimo Gentile, 51enne di origini trapanesi, sarebbe parte integrante di “Cosa nostra”. Dal 2019 lavorava nel comune della provincia di Monza, occupandosi di Lavori pubblici. Aveva gestito molti progetti del Pnrr, ragion per cui i Ros sono riusciti a risalire alla sua figura. Si era prestato a cedere al boss la sua identità per l’acquisto di un’autovettura e un motociclo. Aveva permesso a Denaro di sottoscrivere le relative polizze assicurative, compiere operazioni bancarie ed eludere i controlli delle forze dell’ordine.
Così, anche da latitante Messina Denaro poteva dirigere la sua “casata” ed agire indisturbato. Il suo arresto è diventato però cruciale nella lotta alla mafia. I fari dell’investigazioni si sono spostati subito dopo sulla rete di connivenze da smantellare.
Il regista dell’assedio dei corleonesi attuato con guerre interne, delitti politico-mafiosi e stragi, aveva intessuto una rete capillare su più livelli. Le relazioni ereditate dal padre Francesco, fattore della famiglia D’Alì, capo mandamento di Castelvetrano; i capitali sociali rafforzati con l’ingresso di Cosa nostra nelle attività imprenditoriali e nelle logge massoniche attive nel Trapanese, avevano determinato legami con amministratori, politici e rappresentanti delle istituzioni.
Sciogliere un tale groviglio di complicità è adesso l’obiettivo principale di inquirenti e magistrati. Negli anni sono stati recuperati 35milioni di euro creati dal giro di affari di Cosa Nostra, ma tanto resta ancora da fare. Gli archivi segreti di Messina Denaro possono dare tante risposte sugli anni precedenti al 1992. Da essi può partire la ricostruzione precisa delle reti conniventi intessute; per questo sono al centro delle indagini.
Matteo Messina Denaro ha portato con sè nella tomba i segreti sui rapporti di Cosa Nostra con il cosiddetto “terzo livello”. Conosceva una serie di accadimenti sugli attentati di Firenze, Roma e Milano, di cui si sa troppo poco. Ragion per cui pedinamenti, microspie, appostamenti, continuano a far parte di una perlustrazione sempre aperta, tesa a far luce sui rapporti tra le cosche. I mafiosi fanno affari utilizzando piattaforme criptate, difficili da “bucare”. Questo è l’ulteriore passo che sta aiutando gli inquirenti a venire a capo di relazioni e collusioni su cui l’eredità di Messina Denaro è stata costruita e continua ad esistere.