Da boss dei Casalesi a pentito. Francesco Schiavone, detto Sandokan, intende collaborare con la giustizia. Dopo 26 anni arriva la resa del capo che somigliava al noto personaggio TV Kabir Bedi, da cui ha tratto il soprannome. Il carcere duro ha fatto il suo corso, tanto che in questi giorni le forze dell’ordine sono andate a Casal di Principe per proporre ai parenti del capo clan di entrare nel programma di protezione.
La volontà di collaborazione con la DDA di Napoli, è stata confermata dalla direzione nazionale Antimafia. Durante le ultime settimane infatti Schiavone, arrestato l’11 luglio 1998 e recluso con 41 bis, ha espresso la sua intenzione, seguendo l’esempio dei due figli Nicola e Walter che avevano avviato lo stesso percorso alcuni anni prima.
A settant’anni, malato di tumore, Schiavone fa ammenda sul suo operato criminoso. Fu catturato a fine anni ’90 in un bunker in provincia di Caserta, proprio in seguito alle dichiarazioni di un pentito che legarono la sua figura al triplice omicidio di Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello.
Le sue dichiarazioni da pentito potrebbero neutralizzare alcuni aspirazioni dei successori, e far luce sull’uccisione in Brasile del fondatore del clan, Antonio Bardellino, che nel 1988 iniziò ad intessere rapporti con la politica, invischiandola dell’operato camorristico.