Si chiama Truong My Lan ed è la presidente del colosso edilizio Van Thinh Phat, ma a poco serve in Vietnam perchè è stata condannata a morte per corruzione.
La sentenza è arrivata giovedì scorso. La donna avrebbe infatti arrecato danni per 27 miliardi di dollari, a seguito di appropriazione indebita di denaro dalla Saigon Commercial Bank (SCB).
Ha impiegato più di dieci anni per racimolare questa cifra. Con lei sono stati condannati anche il marito Lan, la nipote ed altri dirigenti, per un totale di 85 persone.
Il tribunale di Ho Chi Minh City ha rilevato nell’impresa della 66enne “aziende fantasma” e una rete di interessi all’estero. La donna aveva sposato il marito miliardario di Hong Kong, a cui sono stati invece assegnati nove anni di carcere, per aver accompagnato la moglie nei reati di corruzione, violazione dei regolamenti bancari e appropriazione indebita. La cifra rubata dalla donna è da capogiro: 12,5 miliardi di dollari presentando false richieste di prestito per prelevare denaro dalla banca di cui possedeva una quota del 90%.
Da qui l’ordine di trasferire i soldi a società di comodo. Sperava di farla franca e che non venisse alla luce nemmeno il trasferimento di oltre 4,4 miliardi di dollari in contanti, che il suo autista avrebbe poi portato alla dimore della donna. Come se non bastasse le attività della presidente avrebbero arrecato danno a più di 40.000 vittime con truffe. Si trattava tutti obbligazionisti della SCB.
La corruzione di dipendenti per impedire loro di rivelare quanto stesse facendo, l’ha portata al centro di una campagna anticorruzione che incriminato più di 4.400 persone per oltre 1.700 episodi.
Apparsa agitata nel corso del processo con 200 avvocati difensori e prove contenute in 104 scatole con peso totale di sei tonnellate, la donna è risultata spacciata.