Cronaca in tv, quando il sensazionalismo eleva a star gli assassini: focus sul caso Pincarelli

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Giornata di festeggiamenti per Mario Pincarelli, l’assassino di Willy Monteiro Duarte che si è sposato oggi nel carcere di Civitavecchia. L’esaclation mediatica della cruenza del suo gesto ai danni di un giovane pestato a sangue, gli ha portato fortuna elevandolo a star di cui è possibile innamorarsi.

Oggi infatti il giovane si è unito in matrimonio a Laura Roffo, 28enne commessa originaria di Bracciano, che al solo guardarlo in tv ha perso la testa per Pincarelli, fino a scegliere di coronare il legame con le nozze. Le è bastato scrutare il giovane durante le udienze in tribunale per iniziare a scrivergli e addirittura a difenderlo. “Non cerco notorietà, sono innamorata. Credo nell’innocenza di Mario e lo aspetterò”, ha reso noto la sposa che lo ha impalmato con rito civile.

Alla donna poco interessa se non sono state ammesse fotografie alle nozze o se ci sono pochi invitati, quello che conta è che potrà incontrare il suo uomo una volta a settimana nei colloqui in carcere. Lui potrà accedere alla semilibertà tra una decina d’anni, ma neppure la condanna definitiva a 21 anni ha fatto desistere Laura Roffo, che addirittura ha mitizzato il suo attuale marito.

Pincarelli ha ammesso ai giudici di aver colpito Willy con “uno schiaffo”, ma ha sempre negato di averlo ucciso. Per i giudici invece, non dice la verità, perchè decine di testimonianze lo inchiodano, descrivendo il suo accanimento sul corpo di Willy Monteiro, anche quando era esanime a terra. 

Ecco che l’episodio apre la discussione sull’impatto mediatico della cronaca nera che si insinua nelle menti di alcuni spettatori, inducendoli addirittura ad empatizzare con il carnefice, fino a trasformarlo in vittima sacrificale della giustizia.

Il caso Willy Monteiro dimostra che la nostra civiltà ha talmente desiderio di protagonismo, da vedere coloro che appaiono sotto i riflettori, anche per una causa non nobile, come vere e proprie star. Perché se vai in televisione vuol dire che conti! Cambiano così i modelli di riferimento; anzi, si sovvertono, e al “personaggio” si perdona anche il più scorretto dei gesti. La facilità con cui i media conferiscono notorietà solletica dunque il desiderio di entrare nel circo delle meraviglie della fama a tutti i costi, purchè si venga riconosciuti come personaggi carichi dello status simbol del successo.

E allora che importa se il 6 settembre 2020 un 21enne è stato ucciso senza pietà a calci e pugni in piazza a Colleferro mentre cercava di difendere un amico durante una lite! Che importa se una famiglia piange il suo defunto o se una persona è stata condannata a più di 20 anni per un gesto da branco commesso insieme ai fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Sull’altare della notorietà non esiste giusto o sbagliato, esiste solo l’abbaglio di riflettori che presentano in modo alterato qualcosa che se si va a fondo, potrebbe risultare realmente diverso da quel che appare.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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