Vladimir Putin, dopo l’attentato a Mosca di venerdì scorso al Crocus City Hall, aveva dichiarato “a caldo”, un possibile coinvolgimento dell’Ucraina nella strage.
A quasi una settimana di distanza dall’attentato rivendicato dall’Isis, il capo del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai Patrushev ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto chi fosse responsabile della strage tra Isis e Ucraina in modo deciso: “Konechno Ukraina”, che significa “Ovviamente l’Ucraina”.
Non più, quindi un’evocazione di una vaga colpevolezza, ma un’accusa netta e decisa da parte della Russia.
Poco dopo è arrivata anche la conferma da parte dal capo dei servizi d’intelligence interna (Fsb) Alexander Bortnikov che ha sottolineato anche un possibile coinvolgimento degli Usa e della Gran Bretagna al quale Mosca risponderà con “una rappresaglia”.
Bortnikov ha anche confermato l’ipotesi di Putin, secondo cui gli attentatori di Mosca erano diretti in Ucraina, dove ad attendergli avrebbero trovato “un’accoglienza da eroi”.
Kiev ha nuovamente respinto le accuse, alle quali si è aggiunta quella rivolta da Bortnikov all’Ucraina di addestrare “nazionalisti, mercenari e islamisti in Medio Oriente” per poi farli “combattere contro la Russia”. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak su X ha, infatti, commentato che “Dopo la menzogna di Putin”, ora “le menzogne vengono ufficialmente diffuse da Patrushev e poi dal capo dell’Fsb Bortnikov”.
Si parla di “accuse insensate” da parte di Mosca anche per il ministro degli Esteri britannico David Cameron ribadendo che Londra e Washington ritengono l’Isis “unico responsabile” dell’attentato.
Rispetto a Bortnikov toni più pacati quelli usati dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo il quale “Un’inchiesta è in corso, non sarebbe corretto fare speculazioni ipotetiche in questo momento”.